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Chi è Lee Kang-in, occasione per il Napoli. Qualità e disciplina stile Kim

Lee Kang-in, il giocatore del PSG che potrebbe interessare al Napoli nell'ambito dell'operazione Victor Osimhen. Alla scoperta del sudcoreano, caratteristiche, carriera e posizione in campo.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

17/07/2024 17:43 - Calciomercato
Chi è Lee Kang-in, occasione per il Napoli. Qualità e disciplina stile Kim

Nelle ultime ore sembrerebbe concretizzarsi la trattativa che porterebbe Vistor Osimhen al PSG, sbloccando di fatto l'arrivo del belga Romelu Lukaku alla corte di Antonio Conte. Se però l'accordo tra il nigeriano e i parigini sembrerebbe trovato sulla scorta di un ingaggio da 14 milioni netti a  stagione, non si può dire altrettanto per l'intesa con il Napoli in merito al pagamento della clausola rescissoria di circa 130 milioni. Per quest'ultima i transalpini stanno trattando per ottenere un cospicuo sconto - si parla di una cifra tra i 100 e i 105 milioni - e pare stiano provando ad inserire una contropartita tecnica di gradimento al  club partenopeo accompagnata da un congruo conguaglio. Si parla a questo proposito di un interesse per l'inserimento nell'affare del sudcoreano Kang-in Lee (febbraio 2001), valore di mercato intorno ai 25 milioni di euro, tuttavia valutato dal club parigino intorno ai 50 milioni, eccessivo anche in considerazione dell'ingaggio pagato al ragazzo, che ad oggi risulta essere attorno ai 2 milioni di euro netti annui, ossia in linea con il valore di mercato indicato.


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LA STATISTICA CHE NON TI ASPETTERESTI. Una statistica su Lee Kang-in ha del clamoroso ma al tempo stesso consegna un’immagine abbastanza precisa sul profilo di  questo “giocatore di rotazione” del Paris Saint-Germain. Infatti, come testimoniato dai dati in possesso del club, tra tutti i calciatori del PSG, quello che ha registrato il maggior numero di maglie vendute non è l'ex Kylian Mbappé, ma proprio Lee Kang-in. Il coreano è un calciatore molto popolare tra i tifosi perché dà tutto il suo impegno, non perde palla, resiste al pressing, segna e fa assist. Ha una grande fame,  come ha dichiarato il suo allenatore Luis Enrique.


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CARATTERISTICHE, CARRIERA E POSIZIONE IN CAMPO. Lee Kang-in è la tipica rappresentazione del talento genuino  e leggero, tuttavia ancora tutto da compiersi, del bocciolo ancora precoce che potrebbe cominciare il proprio percorso per sbocciare definitivamente ed entrare nel pantheon dei migliori talenti del calcio asiatico. Un talento buono e senza malizia, senza scatti improvvisi e reazioni da campo, piccolino e  determinatissimo, troppo spesso però destinato alla panchina. Ventitré anni compiuti a febbraio, 173 centimetri di altezza, baricentro basso, arti inferiori molto solidi e dalla struttura rocciosa, di piede mancino, ama giocare da trequartista. Iper-tecnico e brevilineo, rapido che sembra un po’  il gemello in formazione del coetaneo Takefusa Kubo della Real  Sociedad. Inoltre, come accade per chi viene dalle sue parti, la proverbiale rigorosa disciplina sudcoreana lo rende ancora di più un personaggio molto etico sportivamente. Ed è anche per questo, o meglio, forse è soprattutto per questo che Lee Kang-in piace proprio a tutti. Cresciuto nelle giovanili della Incheon Flyings, squadra della sua città natale, gli spagnoli del Valencia sono stati molto abili nell'intercettare il suo talento fin dal 2017, portandolo nelle giovanili del club, nella Under 19 e poi nel Valencia B e subito  dopo nella prima squadra. Ceduto in prestito nella stagione 2021/22 e 2022/23 al Maiorca, dopo 69 gare con sette reti e nove assist,  viene ceduto al Psg per la considerevole cifra di 22 milioni di euro. Tra le fila dei transalpini, giocando anche spezzoni di gara, ha collezionato ad oggi tra campionato e coppe 36 gare impreziosite da 5 reti e 5 assist, ma sempre con prestazioni di spessore tecnico considerevoli.

Come mostra il grafico di seguito, finora in carriera il sudcoreano  ha dimostrato di potersi piazzare un po’ ovunque in avanti, dato che  ai tempi di Valencia svolgeva saltuariamente anche un ruolo da centravanti  o addirittura, con più continuità, da seconda punta di supporto, una  posizione molto sperimentata anche successivamente con la maglia del  Maiorca. Le “migliori” abitudini dei suoi ex allenatori, però, lo hanno  portato anche più lontano dalla porta: da trequartista alle spalle degli attaccanti o addirittura largo sulle fasce, con l’intenzione di vederlo puntare l’uomo e saltarlo. La cosiddetta sottopunta, o seconda punta  mobile, con strappi da esterno famelico e dinamico.

Eppure non è questo il ruolo che ha occupato con Luis Enrique che lo ha impiegato con ottimi risultati nel ruolo nuovo da mezz’ala  spregiudicata, imprescindibile nel 4-3-3 dell’allenatore spagnolo, suo manifesto del bel calcio spagnoleggiante. Quel ruolo in sé, effettivamente, sembra stargli addosso come un abito su misura di  quelli dalla pronuncia francese. Il sudcoreano si è trovato liberato dalla morsa di quei difensori  strutturati che altro non attendono che il duello fisico, tanto da sentirsi a suo agio su delle caselle che sono più arretrate rispetto  al suo storico tattico. Dopo anni di gavetta, sembra essere finalmente  a conoscenza dello spazio che lo circonda, ideando da sé ritmi e  movimenti per tutta la squadra. In questo calcio europeo, così frenetico e fisico, Lee Kang-in sembra ritagliato appositamente per occupare quel mezzo-spazio che dà sulla  trequarti, pronto ad agitarsi e a esprimersi come meglio crede in quella posizione tanto affollata quanto cruciale. Arretrato, certo, ma dentro le trame di gioco, da tessitore finissimo di tutte quelle fasi di rifinitura adoperate per aprire gli spazi delle difese avversarie, formando con Zaïre-Emery una coppia di centrocampo di qualità eccelsa.

Nel nuovo panorama tattico che Conte sembra voler ideare e in una situazione di cifra tecnica qualitativa attualmente ridotta rispetto allo scorso anno a causa delle partenze di Zielinski e dello stesso Traorè, al momento il coreano porterebbe quella qualità che sembra ad oggi carente in mezzo al campo dove, anche per caratteristiche storiche, le squadre di Conte prediligono forza muscolare, intensità e fisicità. Ma si sa, in certe gare in luogo della sciabola, potrebbe servire il fioretto per aprire la scatola difensiva degli avversari.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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