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Tether entra nella Juventus: rivoluzione crypto nel calcio o rischio occulto?

Tether si presenta come partner strategico, ma il Napoli dimostra che solidità economica e crescita sostenibile si possono ottenere senza l'ingresso di capitali volatili.


Vincenzo ImperatoreVincenzo ImperatoreAnalista finanziario e giornalista

19/02/2025 16:30 - Altre notizie
Tether entra nella Juventus: rivoluzione crypto nel calcio o rischio occulto?

A volte, certe notizie non vengono valutate nella loro effettiva portata e nelle possibili conseguenze che potrebbero generare. Il 14 febbraio 2025, Tether, l’emittente della stablecoin USDT con sede a El Salvador, ha annunciato l’acquisizione di una quota di minoranza nella Juventus Football Club. L’operazione, stimata in circa 45 milioni di euro, riguarda azioni del flottante in Borsa e, quindi, non è stata effettuata né da Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla il 64% del club, né dal fondo Lindsell Train, detentore dell’8,2% delle quote.


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Se la partecipazione acquisita supera il 5% dei diritti di voto, la Consob dovrà rilasciare a breve una comunicazione ufficiale, ma un portavoce di Tether ha già confermato che l’azienda ha raggiunto questa soglia. Il CEO di Tether ha definito l’acquisizione un passo strategico volto a integrare nuove tecnologie come asset digitali, intelligenza artificiale e biotecnologie nell’industria sportiva. A seguito dell’annuncio, le azioni della Juventus (che finora non ha rilasciato alcuna dichiarazione) sono passate da 2,39 euro di mercoledì 12 febbraio, quando Tether ha iniziato ad acquistare azioni, a circa 2,8 euro di oggi, registrando un incremento di circa il 16%.


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L’investimento di Tether nella Juventus è l’ennesima conferma dell’interesse delle aziende legate alle criptovalute e alla blockchain nel mondo del calcio. Negli ultimi anni, molte squadre di Serie A hanno stretto accordi di sponsorship o partnership con aziende crypto, attratte dalla grande visibilità e dalla fidelizzazione dei tifosi.

Il calcio è un terreno fertile per il marketing tribale, in cui il senso di appartenenza dei tifosi può essere sfruttato per promuovere nuovi strumenti finanziari spesso poco regolamentati. Le criptovalute, pur offrendo opportunità di innovazione e nuove forme di monetizzazione per i club, rappresentano anche un rischio per la stabilità finanziaria delle società e per i tifosi stessi.

Un tifoso di calcio non esperto di finanza potrebbe porsi due domande chiave cui corrispondono altrettanti scenari.

La prima riguarda il funzionamento di Tether: come genera profitti? E' tutto regolare?

Il modello di business di Tether è molto semplice e trasparente. L’azienda raccoglie dollari ed emette token USDT che, su richiesta, possono essere convertiti in dollari veri. Nel frattempo, investe i dollari in cassa per generare profitti. Questi investimenti vengono effettuati su titoli molto sicuri e a breve scadenza, principalmente bond USA, ovvero titoli del Tesoro americano a brevissimo termine, dai quali Tether incassa gli interessi.

Quanto denaro è movimentato da Tether con questo meccanismo? Oltre 140 miliardi di dollari. Per dare un'idea delle proporzioni, Tether possiede in bond USA un valore pari a quello della Germania e circa il doppio rispetto all’Italia. Grazie a questo modello, Tether ha generato nel 2024 un profitto di 12 miliardi di dollari, e non semplici ricavi, ma profitti netti. Con un decimo di questi guadagni potrebbe acquistare il 100% della Juventus, alla sua attuale capitalizzazione di mercato. E, come riportato anche da Tony Damascelli su Il Giornale, non è che forse la Juventus è in vendita?

La seconda questione è più complessa: USDT è un asset stabile?

Tether è nota per l’emissione della stablecoin USDT, una criptovaluta che mantiene un valore stabile legato al dollaro. L’idea alla base di USDT è semplice: un USDT equivale a un dollaro, garantendo agli utenti un rifugio dalla volatilità tipica delle criptovalute come Bitcoin ed Ethereum. Tuttavia, Tether è stata spesso criticata per la mancanza di trasparenza sulle sue riserve. Se gli investitori iniziassero a vendere in massa USDT e non ci fossero abbastanza riserve liquide per rimborsare tutti, il valore della stablecoin potrebbe crollare, con effetti devastanti per tutto l’ecosistema crypto. “La chiave sta tutta nella trasparenza che si riesce a dare - commenta Giorgio Scura, direttore di Decripto.org, testata specializzata sul mondo crypto, cui abbiamo chiesto un parere - . La tecnologia blockchain, è bene ricordarlo, è nata proprio per questo. USDT per ora non è conforme alla normativa europea Micar e per questo non potrà essere più listata negli exchange europei”

E per la Juventus, quali potrebbero essere le implicazioni?

Sul piano finanziario, l’ingresso di Tether potrebbe comportare un maggiore rischio. Se l’azienda dovesse affrontare problemi di liquidità o regolamentari, il club bianconero potrebbe trovarsi coinvolto in una situazione complessa. A livello di immagine, la presenza di un colosso crypto tra gli azionisti potrebbe sollevare interrogativi su etica e trasparenza nelle operazioni finanziarie del club.

In conclusione, l’investimento di Tether nella Juventus rappresenta un ulteriore passo verso l’integrazione tra criptovalute e sport, ma pone anche questioni delicate sulla stabilità, la regolamentazione e la protezione dei tifosi. Se da un lato l’operazione può aprire nuove opportunità commerciali per il club, dall’altro conferma il rischio che il calcio diventi sempre più dipendente da strumenti finanziari altamente speculativi.

La domanda resta aperta: è una scommessa vincente o un azzardo che potrebbe rivelarsi dannoso per il futuro del calcio?


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Vincenzo ImperatoreVincenzo Imperatore
Laureato in Economia e Commercio, ha lavorato 22 anni come manager di un istituto di credito. Dal 2012 è un libero professionista, saggista, scrittore e giornalista pubblicista. Collabora con importanti testate.

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