Napoli, Mertens non è più Azzurro. I motivi di una dolorosa eutanasia
Da oggi 1 luglio 2022 Dries Mertens non è più un calciatore del Napoli. Angelo Forgione, nel suo editoriale per AreaNapoli.it, analizza la fine (per ora) della storia d'amore tra il belga e gli azzurri.

Dries Mertens non è più un calciatore del Napoli. Il rapporto contrattuale che lo legava al club di De Laurentiis da nove anni si è esaurito in silenzio e solo un colpo di scena improvviso a legame spezzato può prolungare la storia tra il folletto belga e l’Azzurro. Curiosamente, l'ultimo giorno azzurro di Mertens è lo stesso del primo azzurro di Maradona. 653 partite, 262 gol, 2 scudetti, 1 Coppa Uefa, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe in due. La storia dei due Napoli più forti di sempre apre e chiude parentesi il 30 giugno, salvo colpi di scena di cui sopra. La sensazione netta è che il club che non abbia voluto trovare un accordo con il belga, anche al ribasso. La strategia di De Laurentiis in persona, che ha annunciato di cercare casa a palazzo Donn’Anna, proprio nel buen ritiro di Mertens dove si è recato due mesi fa, per poi esaltare il privilegio di vivere a Napoli rispetto al vil denaro, seguita agli appelli al risparmio per dimezzare o quasi il tetto ingaggi, mirava a consegnare il cerino acceso nelle mani del calciatore belga. Alla base c’era l’intenzione di accordarsi a cifre inferiori al dimezzamento dell’ingaggio: poco più di un milione di euro per la sola prossima stagione, mentre il calciatore ha proposto cinque milioni di euro per due anni. Una campagna che però non ha sortito gli effetti sperati, perché Dries, dopo nove anni di Napoli vissuta da napoletano, era (ed è) un beniamino dei tifosi, oltre che detentore del record di gol nella storia del club, e avrebbe dovuto metterci parecchio di suo, ma pesantemente, per deludere i napoletani.
Dietro le quinte di una trattativa freddissima e di logico esito c’è lo scarso feeling di Mertens con mister Spalletti, conclamato con le dichiarazioni pubbliche al termine di Napoli-Sassuolo dello scorso 30 aprile, con la squadra chiamatasi scelleratamente fuori dalla lotta scudetto per colpe proprie, ma qualificatasi matematicamente alla Champions League. Dries analizzò la stagione della squadra e la sua al microfono di DAZN: "Tutta la squadra è un po' delusa perché penso che in 9 anni che sono qui è l'anno in cui sono più deluso. In passato abbiamo fatto 91 punti e non abbiamo vinto, ma quest'anno non c'erano squadre più forti di noi. (…) Quest'anno abbiamo sognato, siamo stati vicini alla vittoria, ma abbiamo sbagliato tutti. (…) Negli anni passati la Juventus era fortissima, invece quest'anno non eravamo inferiori a nessuno, peccato. (…) Quest'anno ho giocato poco, ma quando ho giocato ho dato il mio contributo”.
Secca fu la replica di Spalletti: “Macché rimpianti: abbiamo centrato il nostro obiettivo con tre giornate di anticipo e giocato a tratti un bel calcio. Dries la pensa diversamente? Allora deve dire pure di chi sono le colpe…”.
Vero è che alla vigilia dell’ultima di campionato, contro lo Spezia, Spalletti dichiarò di aver dato il suo assenso al rinnovo di Mertens. Ma vero è anche che quel “per me può rimanere”, piuttosto che “deve rimanere”, sembrò quasi un favore al calciatore, se non proprio una dichiarazione per non inimicarsi i tifosi. Lo stesso allenatore ha sempre posto condizioni per i giocatori su cui punta davvero, a partire da Koulibaly. “Me lo vendi? Un secondo dopo mi dimetto", detto lo scorso anno a De Laurentiis e ripetuto di recente. Tutt’altro approccio con Mertens.
Se Dries fosse stato un calciatore fondamentale per il progetto spallettiano, sarebbe stato utilizzato di più, e invece Lucianone, tra i cinque allenatori che l’hanno avuto a disposizione a Napoli, è quello che l’ha impiegato di meno.
È chiaro che a non volere più Mertens sia stato Spalletti. È altrettanto chiaro che Mertens avrebbe trascorso un’altra stagione da gregario. È palese che, alla luce delle dichiarazioni del 30 aprile, tenere una figura ingombrante come la sua nello spogliatoio sarebbe stato un rischio. Spalletti, che a Roma ha messo in un angolo Totti, non ci avrebbe messo molto ad accantonare Mertens. Il rapporto tra i due prometteva di precipitare. Da qui la scelta di De Laurentiis di chiudere con il belga, lasciando che il contratto si estinguesse e senza annunci ufficiali.
Chi fa impresa ha il diritto di selezionare il materiale umano, ma nel freddo calcio dei numeri e dei bilanci c’è ancora una componente romantica e sentimentale, l’unica, e sono i tifosi, ovvero quelli che, con la loro passione e il loro seguito, consentono al carrozzone di caricarsi di danari. Quelli del Napoli meriterebbero di salutare Dries, se non vi fosse un colpo di coda, e Dries meriterebbe un tributo del “Maradona”. È un pezzo di storia azzurra, il simbolo del Napoli dell’ultimo decennio con le sue 397 maglie azzurre indossate e con i suoi 148 gol.
Uno così non può uscire dal retrobottega e andarsene senza un saluto che non sia quello freddo affidato a una pagina di giornale. È una dolorosa eutanasia, un silenzioso distacco che affligge i tifosi e li allontana ulteriormente dall’entusiasmo ormai lontano.





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