Napoli, l'estate dei veleni è finita
Angelo Forgione, scrittore e giornalista, ha commentato l'attuale momento del Napoli alla luce delle recenti vittorie con Lazio e Liverpool.

Strana estate quella del Napoli, a suo modo, indimenticabile. A luglio e agosto i veleni dei contestatori, il popolo degli #A16, per il presunto indebolimento pilotato della squadra. In tanti ad urlare un profondo malcontento, a rendere pesantissimo il clima attorno al Napoli, facendo leva su di un'ormai antica avversione ideologica nei confronti di Aurelio De Laurentiis. A settembre, con il Napoli a dimostrare sul campo di non essersi per niente ridimensionato ma piuttosto ringiovanito e, tutto sommato, rinforzato, ancora lassù, a lottare valorosamente in Italia e in Europa, a prendere il sopravvento è la voce dei sostenitori della Proprietà azzurra, pronti a liberare la soddisfazione per un Napoli convincente anche con sarcasmo mirato, imbeccati dalle parole del DS Giuntoli.
Il dibattito napoletano, più che attorno al Napoli, gira attorno alla figura di De Laurentiis, il presidente spaccanapoli. È un fenomeno trasversale, interclassista, appartenente alla Napoli popolare come in quella borghese; è davvero un caso da psicanalisi di popolo quello che ruota attorno al patron più divisorio della storia azzurra. Lui ha costruito nel tempo il Napoli più forte e continuo di sempre, quello di Maradona a parte. Ha creato una realtà calcistica importante, dandole piena cittadinanza nel calcio che davvero conta, e lo ha fatto in un territorio in cui l’economia e il pil pro-capite sono tra i peggiori del Continente. Non è mai stato coinvolto, nemmeno per errore, da uno scandalo o da un’accusa di truffa.
Eppure in tanti lo accusano di lucrare sulla grande passione dei napoletani, di intrappolare i sogni di un’intera città, di non volere uno stadio di proprietà, di non volersi dotare di un centro sportivo proprio, di non investire nel vivaio, di fare calcio con le plusvalenze e senza cuore, di attribuire stipendi faraonici a sé stesso e alla sua famiglia.
L'errore di Aurelio è quello di comunicare malissimo, spesso pure proclamando intenzioni che non ha, perché la coperta è corta. Il vivaio? Il patron ha scelto la strada dello scouting per la prima squadra. Lo stadio di proprietà? Ha scelto di curare il fatturato attraverso la valorizzazione dei calciatori e la presenza in Champions League.
I più feroci contestatori, in realtà, lo detestano per certe offese alla napoletanità, che pure talvolta sbandiera, rivendicando di essere di famiglia irpina e di origini oplontine, e di non sentirsi affatto romano ma di amare tre città: Napoli, Los Angeles e Londra. Eppure davvero spesso fa trasparire una certa spocchia: "Noi siamo il Napoli", dicono certi tifosi convinti di tifare per il Real Madrid, e lui, il contestato, reagisce alla maniera del marchese del Grillo: “Io so’ io e voi...”.
Quelli della parte della tifoseria che non gli è ostile vanno oltre il personaggio e i suoi tratti caratteriali, e pensano ai risultati del Napoli, che è tra le big italiane senza che se ne pregiudichi la salute finanziaria.
Per la parte pro conta che l'imprenditore non metta il Napoli in difficoltà finanziarie come hanno fatto tutti i proprietari del passato. Conta che passi l'estate non a mendicare fidejussioni per iscrivere la squadra al campionato ma a scovare calciatori di prospetto insieme al suo staff per tenere la squadra in alto.
Un mese fa sembrava che ci si dovesse rassegnare a un Napoli in lotta per un posto in Europa League al massimo, e invece la squadra ritoccata quest'estate è davvero la più forte dell'era De Laurentiis, anche più di quella dei 91 punti in campionato targato Sarri, se si considera la profondità della rosa, assai più di quella del campionato smarrito in albergo.
Lo scudetto mai vinto da De Laurentiis potrebbe non essere una chimera, se questa squadra dovesse convincersi in tempi brevi della propria forza, se non si specchierà troppo, se resterà sul pezzo dopo ogni vittoria e se non piomberà in lunghi passaggi a vuoto.
Per provarci c'è bisogno di equilibrio, anche da parte della piazza, che sentenzia mediocrità dopo un pareggio casalingo contro il Lecce e proclama superiorità una settimana dopo, piegate di forza la Lazio e il Liverpool.
Di certo, un Napoli campione darebbe gioia a tutti, pro e contro De Laurentiis indistintamente, e pure allo stesso Aurelio spaccanapoli.





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