Morte Agroppi, Ziliani accusa: "Come Riva, trattamento vergognoso del nostro calcio"
Paolo Ziliani, giornalista, ha dedicato un post sulla morte di Aldo Agroppi tramite i suoi canali social.

Morto all'età di 80 anni nella sua città di Piombino, ma era ricoverato da giorni in ospedale. Aldo Agroppi ha scritto la storia del calcio italiano, soprattutto con la maglia del Torino dove ha trascorso gran parte della sua carriera calcistica, conquistando anche due Coppa Italia.
Paolo Ziliani, giornalista, ha voluto ricordarlo tramite un post pubblicato sui suoi canali social, accusando anche la Lega Serie A che non lo ha trattato col dovuto rispetto a causa della Supercoppa in Arabia, citando anche Gigi Riva: "Cari Gigi Riva e Aldo Agroppi, anche se dove siete adesso non ne sentite certo il bisogno, vi scrivo ugualmente queste poche righe a nome dei milioni di appassionati di calcio di tutta Italia che vi portano nel cuore per scusarmi e scusarci con voi dopo il nuovo e avvilente episodio che ha visto il nostro calcio perdere la faccia in occasione della Supercoppa che si sta svolgendo a Riad, in Arabia Saudita, proprio come un anno fa di questi tempi era già successo. Tu, Gigi Riva, ci lasciasti il 22 gennaio del 2024 e la notizia della tua morte arrivò in Arabia a finale di Supercoppa Inter-Napoli appena iniziata".
E ricorda che, durante il minuto di silenzio per la morte di Gigi Riva, venne sonoramente e "barbaramente oltraggiato dal pubblico che gremiva lo stadio. Onorare in questo modo la memoria di defunti, ci venne spiegato, non fa parte della cultura di quel Paese e così per te, Gigi Riva, ci furono solo fischi e urla di insofferenza che mezzo pianeta vide e ascoltò in mondovisione. Un momento tremendo che non sarà purtroppo possibile cancellare o rimuovere dai nostri ricordi".
"Tu invece, Aldo Agroppi, hai deciso di salutarci proprio ieri, 2 gennaio 2025, nel giorno in cui a Riad Inter e Atalanta sarebbero scese in campo, la sera, per la prima semifinale della Supercoppa Italiana che i nostri dirigenti hanno venduto agli arabi del sanguinario Mohammad bin Salman per portare a casa, in quattro edizioni (ne restano da giocare ancora due), 108 milioni elemosinati in un paese che discrimina le donne e criminalizza, perseguita e condanna a morte gli omosessuali e i giornalisti che cercano di fare e di dare un’informazione libera e non al soldo del tiranno".
E ha attacco l'AD della Lega De Siervo: "Te ne sei andato proprio ieri, nel giorno di Inter-Atalanta di Supercoppa, e cos’hanno fatto i nostri prodi, ossia i dirigenti del nostro calcio, con l’Ad della Lega De Siervo in testa? Hanno pensato che la tua morte fosse giunta come una seccatura, arrivata proprio in coincidenza con la prima semifinale di Supercoppa; e che sì, era doveroso ricordarti e omaggiarti con un minuto di silenzio e di raccoglimento, ma questo avrebbe nuovamente indisposto e innervosito il popolo arabo e soprattutto il principe ereditario bin Salman mandante dell’assassinio del giornalista e scrittore Jamal Khasoggi, ucciso, smembrato e fatto uscire in pezzi dal Consolato arabo a Istanbul nascosto in tante valigette portate a mano dalla squadra dei suoi killer".
"E allora? Allora niente: come se tu non fossi morto e stessi ancora passeggiando per le vie di Piombino. E sì, è vero, anche tu hai vestito come Gigi Riva la maglia della nazionale italiana e sei stato per mezzo secolo prima da giocatore, poi da allenatore e infine da opinionista un personaggio di prima grandezza del nostro calcio. Ma qui ci sono di mezzo i petrodollari arabi, sia pure insanguinati, e non è il caso di indulgere a inutili sentimentalismi. Ti fossi sbrigato a morire qualche giorno prima ti avremmo ricordato e omaggiato in tutti gli stadi d’Italia senza timore di infliggere un disturbo a qualcuno".
"Ecco cari Gigi e Aldo, noi oggi in Italia siamo ridotti così. Voi morite e la vostra morte per noi diventa un problema: siamo in imbarazzo nel rendervi omaggio anche solo con un minuto di silenzio per un pensiero, un ricordo o una preghiera perché per due spiccioli abbiamo piantato le tende del nostro Circo in Arabia e in Arabia non solo non sanno chi voi siate, ma non vogliono perdere tempo per onorare la memoria di chicchessia. Bin Salman non gradisce e - come scrivevano Troisi e Benigni nella lettera a Savonarola, 'noi lo salutiamo con la nostra faccia sotto i suoi piedi, senza chiedergli nemmeno di stare fermo, lui può muoversi quanto gli pare e piace e noi zitti sotto'".
"Scusateci ancora cari e indimenticabili Gigi e Aldo. Nel calcio italiano va così ma sappiate che non siamo tutti come De Siervo. Siamo diversi. E vi vogliamo bene. E ognuno a proprio modo vi ricordiamo ogni giorno", conclude Ziliani.
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