Il tiraggiro a De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis ha scelto di non rilanciare in merito al rinnovo di Lorenzo Insigne. Lo scrittore Angelo Forgione ne parla nel suo editoriale per AreaNapoli.it.

Quasi otto milioni di buoni motivi per lasciare Napoli per Toronto. 7,75 all’anno netti, per la precisione, bonus compresi, cui andranno aggiunti i benefit. Insigne prenderà quattro milioni in più rispetto a quanto proposto da De Laurentiis, che moltiplicato per quattro anni di contratto fanno 16 milioni di aumento, ai quali potrebbe aggiungerne altri quattro se dovesse sfruttare l’opzione per il quinto, cifre non ancora confermate, e potrebbero essere anche superiori. Offerta impareggiabile, che Insigne ha accettato perché non gli sono pervenute proposte importanti e ha capito che in Europa, a certi livelli, non ha mercato, soprattutto in tempo di Covid. Calciatore importante e talentuoso, indiscutibilmente, ma a sprazzi. Fenomenale soprattutto in fase di assistenza, ma mai così continuo e decisivo nel rendimento da dimostrarsi di livello assoluto, e le vicende contrattuali di questi mesi lo dimostrano.
Andare a giocare nella Major League Soccer americana significa avere una prospettiva professionale di mero arricchimento ed essere consapevole di non poter fare qualcosa di importante nel calcio europeo, quello che conta.
Bando all’ipocrisia, la scelta del 24 è insindacabile. Il Toronto era un treno probabilmente unico che non sarebbe più ripassato, e Lorenzo ha deciso di prenderlo. Nessun paragone con quanto fece Totti, ben altro calciatore, che a Roma era assoluto re e aveva tutta la tifoseria dalla sua. Se non lo fosse stato, Pallotta non gli avrebbe mai offerto quello che fu costretto ad offrire senza essere in condizione di farlo. L’esterno di Frattamaggiore, inutile girarci intorno, non ha mai totalizzato l’amore dei sostenitori del Napoli. Ha pagato più di tanti altri il non poter sbagliare quanto gli altri, il non esser profeta in patria, e l’ha patito, spesso innervosendosi e intestardendosi oltremisura quando ha ascoltato i mugugni dei tifosi. Ha sofferto il peso della maglia della sua città e si è caricato anche di quello della fascia di capitano, senza avere le spalle larghe per reggere. A Toronto si libererà del pesantissimo fardello e godrà dell’assenza dello stress. Forse è proprio quello di cui sente il bisogno.
Lorenzo ha deciso di volare in Canada per non avere rimpianti in futuro. Un futuro che è ancora lungo per la vita di un ragazzo di trent’anni, ma corto per la carriera di un calciatore molto probabilmente all’ultimo contratto importante della carriera. Sistemerà la famiglia per generazioni in cambio del sostanziale anonimato, sperando che il rapporto con la Nazionale gli regali almeno quella ribalta che pure ha confermato la sua incompiutezza.
Spiacevole la platealità della firma, pilotata dal procuratore del calciatore. Una sorta di ripicca per rispondere all’offerta al ribasso di De Laurentiis, con tanto di champagne stappato nello stesso albergo in cui il patron, la scorsa estate, gli aveva lanciato messaggi chiari e annunciato l’aziendalmente ineccepibile tetto degli ingaggi per i rinnovi. Tutto frutto di due stagioni senza qualificazione in Champions League, gran danno per il bilancio del club azzurro. La delusione dello scialbo pareggio contro il Verona e, prima ancora, l’ammutinamento della discordia. Tra i colpevoli, Insigne paga, e forse pagherà di pecunia, anche quel messaggio mandato a De Laurentiis per tramite del figlio: «Dici a tuo padre che ce ne andiamo a casa». Il capitano contro il presidente e da lì il presidente contro il capitano; ognuno con le sue colpe e le proprie ragioni in un matrimonio consumatosi con l’esaurirsi del contratto.
Una separazione che potrebbe comportare danno al prosieguo della stagione del Napoli, che non può permettersi una terza stagione senza Champions. Difficile pensare che Lorenzo, già turbato nel girone di andata e pronto a sancire l'addio a due giorni dal match contro la Juventus, riesca a trovare le motivazioni per affrontare al meglio il girone di ritorno. Difficile pensare che al primo errore non venga aspramente criticato da chi lo ha fatto già in passato. Difficile pensare che De Laurentiis non sia colpevolizzato dai suoi storici contestatori per la gestione del caso. La tifoseria è spaccata, chi con il calciatore, chi con il presidente. Sarebbe il caso di risolvere subito, in una maniera o in un’altra, il problema, perché ora un problema c’è. Che la storia si chiuda con stile e intelligenza, ora o giugno, e le parti trovino un accordo. Per il bene del Napoli, l’unica cosa che conta.





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