Disintossicazione napoletana
Angelo Forgione, giornalista e scrittore, nel suo editoriale per AreaNapoli.it, analizza l'attuale momento del club azzurro alla luce delle ultime mosse del mercato estivo.

E meno male che il campionato è presto iniziato. Così il Napoli ha sfruttato l’opportunità di disperdere più velocemente i veleni di un'estate altamente tossica e agitata da alcune frange della tifoseria che tengono più alla moralità del presidente di turno che ai risultati della squadra del cuore. L'avversario era solo un Verona in difficoltà, certo, ma il Napoli, secondo i più feroci contestatori di luglio, era stato descritto allo sbando totale, privo di idee, consapevolmente indebolitosi per volontà del discusso De Laurentiis e destinato a mollare i quartieri alti della classifica. In troppi a sentenziare con abbondante anticipo rispetto alla chiusura del mercato, irritati dalla separazione da alcuni beniamini del passato e da qualche colpo di mercato già piazzato della concorrenza.
Mentre la piazza spargeva pessimismo, veleni e inviti al Presidente a prendere l'autostrada che dalla Piana Campana conduce alla Daunia, il Napoli procedeva a fari spenti sulla via del rinnovamento, sapendo quel che faceva tra le difficoltà di una ristrutturazione complicata ma necessaria, condotta con giudizio sin dallo scorso aprile, quando la chiusura dell'incompreso affare Kvaratskhelia assicurò la difficile sostituzione del partente Insigne. Zero condizionamenti per un clima per niente sereno attorno a un club che stava (e sta) operando un improcrastinabile svecchiamento della rosa, coniugandolo con un necessario alleggerimento del monte-ingaggi.
A due settimane dalla chiusura del mercato, gli Azzurri, in attesa del completamento della rosa, sono andati in campo per conquistare i prime tre punti in palio e hanno mostrato di essere già sul pezzo, di aver integrato i nuovi elementi nell'idea di gioco dell'allenatore, e di avere le idee chiare anche in campo come fuori, lanciando un segnale chiaro al campionato: attenti a sottovalutare il Napoli orfano dei pezzi che hanno scritto la storia recente.
Spalletti è stato eloquente e sferzante in conferenza stampa, riferendosi duramente a Fabian Ruiz, in lista di sbarco, ma anche retroattivamente a chi già da tempo è andato a indossare altre maglie: «La squadra ha fatto vedere che sa stare in campo e che sa dove andare anche senza chi non vuol venire a giocare con noi».
Chiaro messaggio per chi non ha capito che il Napoli non molla un centimetro, e non lo fa da più di un decennio, al netto dell'autolesionismo del novembre 2019 (il mercato in corso sta bonificando definitivamente antiche scorie tra lo spogliatoio e la dirigenza) con effetti deleteri sulla classifica di quella stagione, chiusa comunque con la vittoria della Coppa Italia. In quella dichiarazione, Spalletti ha fatto anche intendere che la squadra conta sul rifornimento di nuove motivazioni.
Il Napoli sta incassando dalle cessioni quel che non avrebbe incassato tra un anno, evitando di replicare l'errore commesso con Insigne, ma sta anche spendendo assai per tenere la squadra ai livelli ai quali ci ha abituati. Al posto di chi, ormai usurato negli stimoli e nelle gambe, è andato a cercare motivazioni e ultimi contratti importanti altrove, sono arrivati calciatori più giovani, di qualità e, soprattutto, vogliosi di Napoli. Chi è rimasto l’ha fatto perché ancora motivato, vedi Zielinski, che ha rifiutato i soldi della Premier League e si è presentato già pronto al riscatto.
È tempo di ringiovanimento e rigenerazione. Il mercato, ancora aperto, dovrà risolvere definitivamente l’equivoco portiere e sistemare ancora qualcosa sia in entrata che in uscita, ma la rosa, nonostante i dolorosi addii, è già più ampia e assortita dello scorso anno. A beneficiarne sarà sia il campo che il livello dei cambi, di prim’ordine rispetto al livello della Serie A. Sono usciti alcuni grandi protagonisti dell'ultimo decennio, cresciuti in Azzurro dopo esservi giunti da semisconosciuti di belle speranze: Insigne nel 2012, Mertens nel 2013, Koulibaly nel 2014, eredi di elementi come Lavezzi e Cavani, anch'essi esplosi precedentemente nel Napoli.
Entrano nuovi protagonisti, pure loro in cerca di affermazione nel club in cui sono chiamati per tenerlo ai livelli alti di competitività cui ci ha abituati. Tra qualche anno sapremo chi, tra Kvaratskhelia, Raspadori, Ndombele, Kim, Simeone e altri, tutti entusiasti di sposare la causa e di iniziare la nuova avventura, avrà esaurito il proprio ciclo azzurro lasciando un vuoto apparentemente incolmabile in campo e nel cuore dei tifosi.
Alcuni di quelli che qualche settimana fa davano la squadra fuori dall'Europa ora azzardano addirittura una candidatura allo scudetto. C'è bisogno di equilibrio, adesso come ne occorreva prima, ma c'è bisogno anche di fiducia in un club che ha sempre mostrato i muscoli nella storia recente. Il Napoli, riveduto e anche corretto, ha dato risposte sul campo e fuori, allontanando le nubi, e da buone garanzie per un campionato ancora al vertice, lassù, a lottare con la bandiera del Sud in mano, per dare fastidio alle solite corazzate del Nord e per rappresentare ancora il territorio più depresso d’Europa nell’Europa del calcio. Hai detto niente!





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