Caro Aurelio, i napoletani sono frustrati dal Napoli, non da mogli e capiufficio
Angelo Forgione, scrittore e giornalista, ha commentato per AreaNapoli.it le recenti dichiarazioni di Aurelio De Laurentiis sui tifosi del Napoli.

"Il tifoso napoletano va rispettato, ha sempre ragione anche quando ha torto. Vuole vincere ed è giusto che sia così. Uno che tutta la settimana viene vessato da moglie, figli, amanti, padri, capiufficio trova finalmente il suo sfogo…". E no, caro Aurelio. Il calcio sarà sicuramente una valvola di sfogo per tanti, ma esasperare il concetto e generalizzare ti reca danno, perché sei il proprietario di un club amato da milioni di persone, non il presidente del circolo sociale "ammogliati sotto schiaffo" o "dipendenti frustrati". I tifosi non sono tutti dei ragionier Fantozzi che necessitano di una valvola di sfogo per appagare illusoriamente la loro aspirazione di affermazione in questo mondo. Io, per esempio, non ho moglie, figli, amanti, genitori e un capoufficio a rendermi la vita difficile. Seguo il calcio perché è fenomeno sociale, e in quanto tale interpreto il Napoli quale aspetto di un sentimento assoluto che mi anima: l'amore per Napoli, la mia città. Non sono il solo.
No, Aurelio, non puoi non capire che tantissimi tifosi sono napoletani, di nascita e di fede. Questa sovrapposizione semantica, nella ristretta cerchia del calcio delle aree metropolitane, esiste solo nell’area compresa tra il Vesuviano e la zona flegrea, perché a Roma trovi i romanisti e i laziali a scindere i romani, a Milano i milanisti e gli interisti a scindere i milanesi, a Torino i torinisti e gli juventini a scindere i torinesi. E sai benissimo, caro Presidente, che grandissima fetta dei tifosi del nostro Napoli è nella provincia di Napoli e in Campania, perché qui l'identità è più granitica e espressiva che in qualsiasi altra metropoli italiana, e si diventa tifosi del Napoli non per prevaricare gli altri con mano armata dal palmares e dal prestigio strisciato ma perché l'Azzurro è parte di tale identità irriducibile, che si vinca o meno.
Conosco perfettamente le potenzialità del club del mio cuore e quella questione meridionale di cui il calcio, come sai benissimo, è prodotto anche macroscopico. Ai livelli in cui hai posizionato il Napoli, con costanza mai avuta prima, non ti criticherei mai, e non certo per due scudetti persi negli ultimi cinque anni, uno dei quali strappato via con destrezza (e mollato senza resistenza), indirizzato lungo tutto l'arco di una stagione… altro che Orsato! Detesto i capricci all’insegna del "noi siamo il Napoli"… "noi vogliamo vincere"; chi li fa dimostra di non conosce la dimensione (meridionale) del Napoli. E però non posso ascoltare da te che vincere uno scudetto o due non ti cambierebbe alcunché. No, non posso ascoltare che vincere è la speranza degli uomini vessati. Sarà pure una lotteria per un club del Sud, e lo è, anche per l'unico che può riuscire nell'impresa, ma tu sei troppo scaltro per non sapere cosa significherebbe vincere uno scudetto, e vincerlo a Napoli.
Vedi, Aurelio… Se tu sceglierai inevitabilmente il Napoli al Bari è perché il Napoli rappresenta una piazza più ampia, con molti più tifosi. Tifosi che crescono di numero quando un club vince, e allora catalizza la passione nascente di tanti bambini, al di là dell'identità. La Juventus ha più tifosi di tutti perché è il club che ha vinto più di tutti, ma fino agli anni Sessanta la sua tifoseria non era così egemone, perché gli scudetti se li era divisi con le milanesi. Poi i Bianconeri dominarono gli anni Settanta e i primi Ottanta, ingrandendo la propria tifoseria con nuove generazioni di fedelissimi immigrati che si sono identificati non con la propria città ma con le vittorie della “zebra”. Così la Juventus si è resa la squadra d’Italia, staccando le milanesi, che restano comunque squadre "nazionali" perché hanno vinto più di tutte, Juventus a parte. Ecco cosa significa vincere, in termini di prestigio, che pare non interessarti, ma soprattutto in termini di diritti televisivi, e quelli sicuramente ti interessano.
Sai perfettamente, Aurelio, che il nostro Napoli è il quarto club italiano per bacino d'utenza. È una dote importantissima, quella che ti farà cedere il Bari al bivio di un futuro che, da meridionalista, auguro ai Biancorossi pugliesi. La tifoseria azzurra è cresciuta enormemente nei secondi anni Ottanta, grazie alle vittorie di Maradona e compagni. Per limitarmi alla tua gestione, torno a evidenziare che i tifosi del Napoli sono aumentati più di tutti gli altri nel quinquennio 2011-2016, quando il club, venuto dalle serie minori, si è issato nelle competizioni europee. Ma dal 2018 in poi quell'incremento si è arrestato e qualcosa si è pure sensibilmente disperso, tra rese in albergo, ammutinamenti, black-out improvvisi, frenate in vista del traguardo e allenatori che sono andati via sbattendo la porta. La delusione di questo scudetto possibilissimo lasciato andare inspiegabilmente è cocente, e annulla totalmente la soddisfazione per il raggiungimento dell’obiettivo di inizio stagione, il necessario ritorno in Champions League.
Stai attento, Aurelio, a quello che sta accadendo, perché il Napoli sta perdendo passione, e questo non perché non ha vinto scudetti ma perché sta perdendo credibilità. È necessario arrestare questa grave emorragia in corso, operazione che è negli interessi delle casse del club. L'equazione è semplice: vincere uguale tifosi in più, uguale diritti televisivi in più. Ecco, Presidente, cosa cambierebbe se vincessi uno o due scudetti. È cruda visione economica, e poi c'è la visione romantica, quella del cuore, che muove il mondo, tifo compreso. Avresti fatto bene, dunque, a piombare a Castelvolturno prima della partita contro l’Inter per dare un input alla squadra, e poi prima di quella contro il Milan, e ancora, prima di quella contro la Fiorentina. A Napoli si dice che "chi nun tene curàggio, nun se cocca cu 'e fémmene belle". A proposito… Sai quante femmene belle tifano per il Napoli e avrebbero voluto vincerlo questo scudetto? Lo vedi, Aurelio, che non è una questione di ammogliati sotto schiaffo ma piuttosto di tifose e tifosi frustrati dalle continue illusioni e disillusioni procurate dalla loro squadra del cuore?





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