Aurelio De Laurentiis: responsabile di quanto si è fatto e di quanto non si è fatto
Aurelio De Laurentiis è senza dubbio il maggiore responsabile dell'attuale momento del Napoli. L'analisi di Ivan Scudieri.

Individuare nelle scelte del Presidente l’origine delle problematiche del club partenopeo di questo inizio stagione non vuole sminuire quanto di buono fatto in precedenza, ma vuole rappresentare un’analisi quanto più lucida e oggettiva possibile. Una squadra campione d’Italia va rinforzata sempre, le altre non stanno a guardare. Il mercato estivo del Napoli è stato deficitario e non perché Natan, Cajuste e Lindstrom siano inadeguati, ma semplicemente perché una squadra che vince un campionato va sempre e comunque potenziata. Quindi ben vengano l’acquisto di calciatori che possano completare l’organico come quelli acquistati, ma per competere nuovamente a lottare per il vertice non basta completare, serve rinforzare la rosa. Nomi validi come Koopmeiners, Lookman e Gabri Veiga su tutti, sono circolati in estate e se anche non si fosse riusciti ad arrivare a loro, la società avrebbe dovuto necessariamente individuare sostituti adeguati a rimpiazzare Kim, Ndombele e Lozano.
Mai come in questa stagione, con un tricolore cucito sul petto, si doveva e si poteva fare di più. E ribadiamo, non è intenzione addossare responsabilità ai nuovi acquisti, questi ragazzi stanno cercando di dare del loro meglio, intanto il rischio di “bruciare” questi giovani calciatori è davvero alto. Le avversarie intanto si sono rinforzate e i risultati sono evidenti scorrendo la classifica.
Spalletti, Giuntoli e Sinatti: perderli tutti vuol dire averne sottovalutato il valore.
Se è vero che sono i calciatori a scendere in campo, è pur vero che la leadership e il valore aggiunto di una guida tecnica adeguata alla gestione dei talenti in rosa crea delle condizioni di equilibrio necessarie per condurre il gruppo ad un percorso di crescita e valorizzazione del proprio potenziale. La scelta di Spalletti di fermarsi sarà stata anche inaspettata, ma un club che vuole consolidarsi e affermarsi ai massimi livelli deve sempre avere un exit strategy, un piano B. Ed è stato evidente ai più, nonostante l’importante credito di fiducia accumulato nelle scorse stagioni sulla visione imprenditoriale e manageriale del presidente, che la soluzione Garcia potesse essere inadeguata, ma col senno di poi siam bravi tutti a giudicare. Come se non bastasse, Giuntoli e Sinatti, ognuno nel proprio ambito, hanno rappresentato negli ultimi anni un valore aggiunto nell’equilibrio generale strategico e atletico del club e chi è subentrato a loro, fino a questo momento non ha avuto l’impatto necessario a non far rimpiangere chi è andato via.
Fare tesoro degli errori per ricostruire da subito. Mazzarri e la qualificazione Champions
La desiderata sarebbe vincerle tutte fino a fine stagione, ed è una speranza condivisa da ogni tifoso azzurro. Ma la realtà ci riporta ad un campionato in cui il ritardo accumulato dalle prime, presumibilmente comporterà scucire lo scudetto dalle maglie azzurre per la prossima stagione. L’obiettivo Champions va considerato come un punto di partenza e non un punto di arrivo, ma pensare che sia qualcosa di acquisito a prescindere è un approccio che potrebbe rivelarsi letale. Walter Mazzarri, nonostante le sconfitte, ha fatto già intravedere un carattere ed una personalità che stanno tornando a fare capolino nelle prestazioni dei calciatori azzurri. Il primo tempo con l’Inter, l’approccio contro il Real Madrid e anche buona parte della prestazione contro la Juventus, lasciano ben sperare. La condizione atletica migliorerà necessariamente, e magari anche un briciolo di fortuna può tornare utile ai partenopei. Nel mercato di Gennaio, il presidente ha l’opportunità di provare a sistemare qualcosa, la speranza è che questo accada, il Napoli può e deve qualificarsi alla prossima Champions.
L’aforisma
"Non è solo per quello che facciamo che siamo ritenuti responsabili, ma anche per quello che non facciamo" (Molière).





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