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McTominay: "Amo Napoli, è surreale. Adoro Conte. Lukaku parla 7 lingue"

Scott McTominay ha parlato della sua avventura partenopea soffermandosi anche sul momento personale sull'ambientamento in città.


Gaetano BrunettiGaetano BrunettiGiornalista

19/12/2025 14:42 - Interviste
McTominay: Amo Napoli, è surreale. Adoro Conte. Lukaku parla 7 lingue

Il centrocampista del Napoli, Scott McTominay, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di CBS Sports, per parlare del suo momento personale e l'approccio con la realtà napoletana, nella prima stagione in maglia azzurra, culminata con la vittoria dello scudetto.


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McTominay si racconta alla stampa inglese

Quante volte hai rivisto quel gol? La rovesciata con la Scozia. "Poche. Penso ben oltre le 500 volte. Non sto scherzando. Sì, mi dà ancora i brividi solo a pensarci. Significato di avvicinarsi al Mondiale? Credo molto nella manifestazione e nel “sentire” qualcosa sull’autobus prima delle partite. E non sto qui a dire che ho manifestato una cosa del genere, ma ho manifestato un gran bel gol. Nel calcio professionistico c’è sempre qualcuno pronto a prendersi il tuo posto. Appena perdi quel fuoco, è finita".


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Il rapporto con la lingua italiana

Com’è il tuo italiano? Come te la cavi con il resto della squadra?

"Sì, il mio italiano non è male. Non è fantastico, ma ci provo".

“Non male” vuol dire che riesci a sostenere una conversazione completa?

"Probabilmente potrei fare un’intervista dopo una partita, dire qualche frase, cose così".

Ok.

"Sai, però serve fiducia, soprattutto quando hai le telecamere davanti. Non è facile. E a volte è un po’ imbarazzante quando sbagli le parole, ma sto cercando di superarlo ed essere più sicuro nel parlare".

La verità è che a chi guarda non importa: sono solo contenti che tu parli così bene italiano da riuscire a fare conversazioni del genere.

"Sì, ma ho avuto una grande conversazione di circa 25 minuti con il giardiniere, sei mesi fa, dopo aver vinto il campionato. Tutto in italiano".

Conversazione lunga per il giardinaggio!

"Sì, ero seduto fuori al sole, lui parlava solo italiano e ho pensato: “È il mio momento, devo provarci”. Era un tifoso di calcio, come tutti qui. Abbiamo fatto una vera conversazione. Il mio italiano non era fluentissimo, ma capiva tutto quello che dicevo".

È impressionante, considerando che hai un lavoro a tempo pieno.

"È difficile, abbiamo tante partite e viaggi. Ho fatto 365 giorni di Duolingo, cinque minuti al giorno".

Ascoltavi sull’iPod?

"Sì, piccole cose. Poi dopo un anno ho smesso, non mi aiutava più. Ora uso un’altra app, migliore".

Usi un’app, non un tutor?

"Sì, un’app. Quando torno a casa non voglio avere lezioni fissate di un’ora e mezza. Preferisco prendere il telefono e fare mezz’ora quando ne ho voglia".

Lo incastri quando puoi.

"Ma è dura. È incredibile gente come Romelu Lukaku che parla cinque, sei, sette lingue".

Studiavi lingue a scuola?

"Studiavo calcio. Quello era il massimo".

Negli ultimi 18 mesi la tua vita è stata incredibile: Scudetto con il Napoli, miglior giocatore della Serie A, la Scozia torna al Mondiale dopo 28 anni. Hai realizzato tutto questo?

"No, probabilmente no. Vincere lo Scudetto e tutto ciò che ne consegue, e portare la Scozia al Mondiale è enorme. Sono grato a tutti quelli che hanno fatto parte di questo percorso. Ho sempre cercato di dare il massimo, ed è quello che voglio continuare a fare".

Questo successo ha cambiato il modo in cui vedi te stesso come giocatore?

"No. Anzi, ora sono ancora più esigente con me stesso. I miei standard sono altissimi e non voglio mai scendere sotto. Conta il lavoro che fai a porte chiuse, con lo staff. Quest'anno è più duro, tanti infortuni e tante partite, ma sono orgoglioso di come stiamo gestendo tutto".

E' più difficile difendere il successo che ottenerlo, giusto?

"Sì. Quando la stagione è finita ho pensato: "E' fatta, ora devo ripetermi". Con gli infortuni e i cambi di ruolo non è semplice. L'importante è non pensarci troppo e continuare a dare il massimo".

La nomination al Pallone d'Oro, 18° posto, davanti a nomi enormi: che significato ha per te?

"E' surreale. Non posso dire che sia normale. Ricevi tanti messaggi, ma cerco di mettere tutto da parte. L'ego non aiuta a vincere partite. Ho sempre cercato di restare equilibrato: mai troppo su, mai troppo giù. Voglio finire la carriera dicendo di aver mantenuto lo stesso stato mentale sempre".

Lo scozzese parla della sua vita a Napoli

Com'è la vita a Napoli?

"E' surreale sentire l'amore dei tifosi. Murales, tatuaggi, pizze col mio nome, soprannomi. E' pazzesco. Non vado spesso in centro perché mi riconoscono subito, ma nei giorni di partita senti davvero la passione e la pressione".

La privacy è il prezzo del successo?

"No, la mia vita è uguale a Manchester: casa, recupero, cena, famiglia. Solo che qui c'è cibo migliore e tempo migliore. All'inizio pensavo fosse un mito, ma il cibo è incredibile. Anche il modo di vestirsi e di comportarsi degli italiani è molto affascinante".

Ti sei reinventato venendo qui?

"Personalmente no. Professionalmente forse la gente ha una percezione diversa. Ma sono sempre lo stesso. Sono molto riservato, e in realtà sono solo un ragazzone".

Parlami del tuo regime fisico.

"Faccio tanto recupero: bagni di ghiaccio, pressoterapia, terapia a luce rossa, soprattutto prima di dormire per migliorare il sonno profondo".

Cos'è la luce rossa?

"Mi siedo davanti a un pannello a luce rossa con occhiali scuri. La uso su viso e gambe per 15-20 minuti, cinque volte a settimana. Dormo meglio, lo controllo anche con il mio dispositivo".

E' comune tra i calciatori? 

"Sempre di più. Io sono un malato del recupero. Uso anche occhiali che bloccano la luce blu la sera per dormire meglio".

Camera fredda o calda?

"Fredda. Sopra i 21 gradi non dormo".

Io odio il freddo!

"La mia ragazza pure, quindi bisogna trovare un compromesso".

Con così tante partite, vi sentite sovraccarichi?

"Non può essere una scusa. Sei pagato per giocare. Messi e Ronaldo lo fanno da 20 anni. Se loro ce l'hanno fatta, dobbiamo provarci anche noi".

Hai un'età in cui vorresti smettere?

"Vorrei giocare altri 10 anni. Se tra 5-6 anni non fossi più allo stesso livello, sarei deluso da me stesso. Vedremo cosa mi riserverà il calcio".

Quando dici "ossessionato", cosa intendi?

"Migliorarmi sempre, stare bene fisicamente e mentalmente. Ma non guardo troppo calcio: a volte serve staccare mentalmente".

Quando hai capito che serviva disciplina totale?

"Da giovane. I miei genitori lavorano duramente e mi hanno lasciato capire da solo che senza impegno non vai lontano. Warren Joyce agli U21 mi ha trasformato mentalmente. E allenatori come Mourinho e Conte mi hanno ispirato tantissimo".

Cosa rende diverso il Napoli?

"E' un club molto familiare. Mi sento bene con tutti. Amo l'ambiente".

Il rapporto con Conte

Com'è giocare con Conte?

"Lo adoro. E' passione pura, vive di calcio. Tatticamente è eccezionale. Sono fortunato ad aver lavorato con allenatori così".

Di cosa hai bisogno da un allenatore?

"Non ho bisogno di pacche sulle spalle. Ho bisogno di qualcuno che mi spinga. Se gioco male lo so. La fermezza per me è uno stimolo".

Sei uno che pensa troppo?

"No, meno di altri. Il calcio è duro, ma non prendo tutto sul personale".

C'è qualcosa che ti ha mai ferito pubblicamente?

"No. Mi darebbe fastidio solo se un allenatore mi dicesse che non sembro me stesso. Quello sarebbe duro da accettare".

Parliamo del gol in rovesciata.

"L'ho rivisto più di 500 volte. Mi dà ancora i brividi".

Perché guardavi tua madre dopo il gol?

"Non so perché l'ho fatto. Era lì con mio padre. E' stato istintivo. Vederli felici è la cosa più bella per me".

Cosa significa tornare al Mondiale con la Scozia?

"E' folle. Da bambino era il massimo da guardare. Da giocatore devi quasi bloccare l'emozione per rendere al meglio. E' strano ma emozionante".

Cos'è per te la manifestazione?

"Non è chiudere gli occhi. E' pensare alla famiglia, ai nonni sul divano, a come si sentirebbero. E' motivazione pura".

Che musica ascolti?

"Di tutto: rap pesante, country, Olivia Dean. Sono molto eclettico".

Girone del Mondiale: Brasile, Marocco, Haiti. Che ne pensi?

"E' duro, ma speciale. Scozia-Brasile a Miami è incredibile. Dobbiamo andarci con la mentalità di poter battere chiunque".

Chi vince la maglia contro il Brasile?

"Qualsiasi. Sono tutti top".

Cosa sarebbe un Mondiale di successo per la Scozia?

"Vincere. A parte quello? Uscire dal girone, giocare bene e dare il massimo. Non voglio mettere limiti".


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Gaetano BrunettiGaetano Brunetti
Giornalista pubblicista dal 2012, da sempre amante del giornalismo, in passato ha collaborato tra l'altro con Cronache di Napoli ed Il Roma. Si definisce un reporter libero, on the road.

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