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L'ex arbitro Gavillucci: "Caso D'Onofrio, Giacomelli non c'entra. L'AIA non è sciocca"

L'ex direttore di gara di Serie A ha detto la sua sugli argomenti più caldi del momento nel mondo arbitrale.


RedazioneRedazioneTestata giornalistica

22/11/2022 13:43 - Interviste
L'ex arbitro Gavillucci: Caso D'Onofrio, Giacomelli non c'entra. L'AIA non è sciocca

L'ex arbitro Claudio Gavillucci è intervenuto a Radio CRC nel corso di Si gonfia la rete. "La nuova tecnologia? Gli allenatori si adegueranno a questa nuova cosa. L’arbitro sta graziando i giocatori dell’Arabia Saudita. In questo Mondiale il recupero viene calcolato anche rispetto all’esultanza dopo i gol, le ammonizioni e le perdite di tempo. La seconda grande indicazione è quella sulle trattenute in area di rigore, abbiamo visto assegnare due calci di rigore per trattenute, c’è molta attenzione a questa tipologia di falli. La sesta sostituzione? Quando un giocatore viene sostituito per una commozione cerebrale, questa sostituzione non viene considerata quindi c’è la possibilità di farne un’altra. Il caso D’Onofrio? La storia è molto complessa e non basterebbe una trasmissione per parlare di quello che è accaduto".


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Gavillucci ha poi aggiunto: "Il fatto di Giacomelli poco c’entra con D’Onofrio. Il processo di Giacomelli è stato svolto in maniera regolare. L’associazione degli arbitri viene vista con delle regole ben precise, ma non è così perché ci sono dei limiti per i quali delle cose non possono essere fatte. D’Onofrio è stato arrestato quando l’Italia era a casa a causa della pandemia. L’AIA doveva seguire una meritocrazia che andava a beneficio del calcio. Se il signor D’Onofrio avesse vinto un concorso, probabilmente oggi la responsabilità dell’AIA sarebbe stata minore. Solo uno sciocco potrebbe pensare di nominare una persona agli arresti domiciliari senza pensare che la cosa venisse fuori. Lui presentava un curriculum dell’esercito con lauree annesse. La questione sta nella procedura, la persona non può essere nominata in maniera fiduciaria. Quando contestavo questa cosa al presidente dell’epoca, Santoro, dichiarava che si auspicava una maggiore trasparenza nella selezione degli organi tecnici che avrebbero giudicato gli arbitri”. 


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