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Guardiola e Conte: due tecnici molto diversi, ma con squadre molto simili

Nella perenne ricerca della perfezione, Guardiola incontra Conte, come da due allenatori molto diversi tra loro nascano due squadre molto simili.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

16/09/2025 14:18 - Coppe
Guardiola e Conte: due tecnici molto diversi, ma con squadre molto simili

Che Pep Guardiola sia considerato un genio del calcio e che abbia di fatto cambiato la storia moderna di questo sport è cronaca ed è ormai nella letteratura del calcio. Alla stregua della evoluzione degli attuali Smartphone, la ricerca di Pep di un calcio esteticamente e produttivamente teso alla perfezione è spasmodica, assimilabile a quella dei più grandi artisti della storia.


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L'evoluzione di Guardiola

In una società che va sempre più veloce all’insegna del cambiamento, di certo il calcio non poteva che adeguarsi. In questo Guardiola si è proposto non solo come antesignano e pioniere del cambiamento, ma come punto di riferimento e benchmark assoluto per il movimento calcistico mondiale. Promosso nel lontano 2008 da tecnico del Barcellona “B” alla prima squadra nello scetticismo generale, apostrofato come folle rivoluzionario senza esperienza, Pep inventò il famoso “tiki taka”, un calcio fatto di passaggi corti, di movimenti continui e di interscambi posizionali, rispolverando il concetto di “falso nueve” con Messi e portando alla ribalta e alla massima espressione talenti come Pedro, David Villa, Xavi, Iniesta e Busquets. Grazie alla “regola dei 6 secondi” secondo la quale una volta perso il possesso bisognava recuperarlo nel giro di 6 secondi, rese sempre più dominante la propria squadra, capace dal 2008 al 2012 di vincere ben 14 trofei e il primo sextuple della storia del calcio europeo, nel 2009, vincendo tutti i sei trofei possibili in un anno solare: la Liga, la Coppa del Re, la Supercoppa di Spagna, la Champions League, la Supercoppa Europea e la Coppa del Mondo per Club. Ma il viaggio di Pep nel calcio doveva arricchirsi di una esperienza molto diversa, quella tedesca, dal 2013 al 2016. Chiamato dal Bayern Monaco, in un calcio molto più fisico di quello spagnolo, molto più diretto e basato sui contropiedi veloci, Pep si rende conto ben presto che è necessaria una prima evoluzione verso passaggi più verticali, transizioni offensive più fluide, difesa spesso a 3 con terzini a piede invertito, e adattamento del pressing, esercitato non più tanto nell’ultimo terzo di campo, ma in modo più fluido con il centrocampo come prima linea difensiva. Risultato: 3 titoli di Bundesliga consecutivi e 2 Coppe di Germania. Non resta che l’Inghilterra, dove ancora una volta, sebbene corteggiato dallo United, sceglie il City, affronto allo storico Manchester. Qui, approdato nel 2016, vive una prima stagione di transizione e di studio. Uno studio che condurrà ad un calcio sublime e vincente. Nel 2017/18 i “citizens” sotto la sua geniale guida vincono la Premier con 100 punti, mostrando un football visionario. Terzini che entrano nel campo, esterni larghi sulla linea laterale, centrocampo fluido a creare numerose opzioni di passaggio, pressing a ondate, linea di difesa alta con i centrali abili nel palleggio. Da quando Pep è al City il bottino è stato finora di 18 titoli: 6 Premier, 2 FA Cup, 4 Carabao Cup, 3 Community Shield, 1 Champions, 1 FIFA Club World Cup e 1 Supercoppa Europea. Eppure, nonostante questa cavalcata straordinaria, nell’ultima stagione Pep si è reso conto che ulteriori cambiamenti ed evoluzioni erano necessari.


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All’indomani di una stagione con pochi chiari e molti scuri, già dato per partente dai tabloid inglesi, Guardiola ha ancora una volta deciso di restare, rinnovando contratto e sfida. Ecco quindi che il suo attuale City è una squadra molto più verticale, che spesso e volentieri cede il possesso all’avversario, forte di nuovi talenti e di nuove diverse opzioni in attacco che garantiscono una maggiore profondità offensiva grazie agli inserimenti di giovani creativi come Nico O’Reilly e Rayan Cherki, ma soprattutto del talentuoso Omar Marmoush, grazie ai quali Pep ha riscoperto un po’ di imprevedibilità negli ultimi 30 metri. Pep ha ora più soluzioni offensive, dal momento che, oltre a Haaland, ci sono più giocatori capaci di inventare o creare superiorità in dribbling, non solo palleggio corale. Ma il cambiamento è passato anche attraverso un equilibrio difensivo sempre più centrale. Il nuovo City alterna spesso linee a 3 e a 4, con Stones e Rodri che si muovono per adattarsi. Anche il modo di pressare è cambiato, c’è più varietà anche nel pressing: in alcune gare torna l’aggressione altissima, in altre si sceglie una struttura più attendista, a seconda dell’avversario. Infine, udite udite, anche la tanto discussa costruzione dal basso è diventata meno dogmatica: se nel “vecchio City” si cercava sempre l’uscita palla a terra, oggi non è raro vedere l’estremo difensore lanciare lungo su Haaland o sugli esterni alti.

evoluzione City

IN SINTESI

Pep è passato dal possesso esasperato (pre-Haaland) a un mix di controllo e verticalità; dal falso nueve al nove puro, con adattamenti di tutto il sistema; da esterni larghi a creatori “ibridi” che giocano dentro al campo. Infine conta su una maggiore fisicità dietro, e su una maggiore imprevedibilità davanti.

guardiola in sintesi

Conte e Guardiola s'incontrano a metà strada

Antonio Conte, con il suo calcio fisico e basato sulla solidità difensiva, su giocatori di gamba prima ancora che di talento, sulle ripartenze veloci e sui blocchi bassi difensivi, è stato spesso vittima di etichette troppo legate al passato, ad un modo di fare calcio datato, eppure vincente in quasi ogni sua esperienza. Eppure, ad un occhio più attento e ad una analisi più oggettiva e profonda, i due tecnici col tempo, pur partendo da principi quasi antitetici, oggi sono molto più vicini e simili di quanto superficialmente si possa pensare. Se infatti il percorso descritto per Pep lo ha portato oggi ad una idea di calcio più verticale, meno palleggiato, totalmente diverso nei principi dal suo primo “tiki taka” e, se vogliamo, un calcio con meno fronzoli, ma più essenziale pur nella sua qualità eccelsa, il buon Antonio Conte ha utilizzato il periodo di non attività per aggiornarsi e studiare altri modi di intendere il calcio. Questo suo periodo di studio lo ha portato verso un calcio più propositivo, meno dogmatico e maggiormente teso alla fluidità di ruoli e funzioni. La sua idea di calcio ha vissuto una evoluzione ulteriore nel corso della passata annata culminata con un inatteso trionfo in campionato, passato attraverso la prima parte di stagione contraddistinta da un Napoli spesso guardingo e in sofferenza, ma anche e soprattutto attraverso il cambiamento, non tanto tattico quanto di approccio, che ha mostrato una squadra molto più aggressiva nel pressing alto, molto più dominante in possesso, senza snaturare solidità ed equilibrio che ne hanno fatto la squadra con la migliore difesa e il maggior numero di clean sheets nei top 5 campionati europei. Eppure, alla stregua di Pep, come nel DNA dei vincenti, anche Conte si è messo subito al lavoro, in viaggio verso una idea di calcio nuova e ancor più moderna. I due si sono incontrati lì, accomunati da un sistema di gioco dichiarato solo per convenzione come 4-1-4-1, ma in realtà simili per posizioni, movimenti, metriche e principi di gioco. Atteso che, ovviamente, il livello di qualità dei singoli è abbastanza sensibilmente maggiore per il suo City, abbiamo trovato molte similitudini nei due risultati finali del viaggio.

METRICHE MOLTO SIMILI

Abbiamo studiato le metriche avanzate relative al nuovo City e al Napoli 2.0, in particolare nella ultima gara giocata (derby con lo United per gli inglesi, Fiorentina per i partenopei). Possesso palla ceduto agli avversari per entrambe - 45,3% City, 47,4% Napoli – numero di possessi persi nella propria metà campo difensiva 44 per il City e 36 per gli azzurri; duelli vinti 48% “citizens”, 50% Napoli; passaggi nell’ultimo terzo di campo 96 per Pep, 105 per Conte. Alla fine della gara anche il numero dei tocchi totali è molto simile, 620 il City e 559 il Napoli, ma soprattutto la mappa termica che mostriamo in grafica evidenzia una conformazione davvero sorprendente per quanto simile.

grafiche confronto

METRICHE AVANZATE DA INIZIO STAGIONE

Anche alcune metriche avanzate relative alla stagione in corso evidenziano valori davvero vicini. In particolare, significativo il valore del PPDA, indice che misura l’efficacia del pressing, in cui valori più bassi indicano una volontà maggiore di pressare alti. Diversamente da quanto ci si aspetterebbe ecco che il Napoli (9,54) mostra un valore più basso del City (13,01). Di contro gli inglesi sono ancora avanti in quanto a passaggi completati nell’ultimo terzo di campo, con 8,25 di media contro 6,67 degli azzurri. Meglio, ma di poco, il Napoli negli expected goals senza rigori con un valore di 2,03 a gara contro 1,92, e soprattutto negli expected goals against senza rigori, 0,78 a gara contro 1,19 del City. Infine il possesso palla evidenzia valori molto vicini, 57% City e 59% Napoli.

metrica avanzata city Napoli

POSIZIONI MEDIE E MAPPA DEI PASSAGGI: NAPOLI CLONE DEL CITY?

Ma quello che lascia davvero stupiti è il confronto delle posizioni medie e della mappatura dei passaggi tra le due squadre. Due modelli quasi sovrapponibili che vi proponiamo in grafica. Una attenta analisi delle due mappature mostra come ad esempio Khusanov e Di Lorenzo condividano posizioni e movimenti, entrambi poco laterali e molto dentro il campo. Allo stesso modo i due centrali di difesa, con una leggera inversione, poiché nel City è Gvardiol ad avere maggiori compiti in costruzione e conduzione rispetto Ruben Dias, mentre nel Napoli è Beukema a farlo rispetto a Buongiorno. Sul fronte mancino, O’Reilly e Spinazzola mostrano identica posizione e in mezzo al campo Rodri e Lobotka condividono posizione e funzione, con Anguissa nella zona di Reijnders e McTominay in quella di Foden. Da notare come anche i movimenti delle mezze ali siano molto simili, in quanto entrambi i tecnici chiedono loro di cambiare spesso di lato e soprattutto di alternarsi negli inserimenti in zona di finalizzazione. Con Politano perfettamente sovrapponibile a Bernardo Silva e Hojlund idem con Haaland, la principale differenza sta nella posizione e nelle dinamiche che assume De Bruyne rispetto a Doku. In questa differenza c’è l’attuale leggera maggior asimmetria del Napoli rispetto al City. Mentre infatti Doku gravita in posizione maggiormente laterale essendo come ruolo un’ala pura, De Bruyne resta maggiormente nel mezzo spazio da mezz’ala, senza quasi mai allargarsi sulla fascia sinistra. Ma, eccetto questo, anche ad un occhio profano le immagini che proponiamo sono davvero sorprendenti per quanto sembrano molto simili.

Napoli clone del City

CONCLUSIONI

In tutta questa disquisizione possiamo dire che c’è l’essenza del bello di questo sport. Uno sport i cui cambiamenti paiono a volte essere degli autentici retaggi a dinamiche vintage, se è vero, come è vero, che l’attuale modalità di sviluppo di manovre più in verticale con una difesa più attenta può essere assimilata per certi versi al vecchio “difesa e contropiede” all’italiana. Certo con maggiore qualità, con spazi diversi e velocità diverse, ma il concetto sembra essere davvero lo stesso. Ed è curioso come in questo continuo divenire, anche due allenatori tanto grandi quanto diversi almeno nelle posizioni di partenza, possano incontrarsi e metà strada in un meccanismo di clonizzazione che vede, alla fine del viaggio, un Pep più attento e attendista, e un Antonio più propositivo e alla ricerca della qualità. Il tutto condensato in numeri: 4-1-4-1 contro 4-1-4-1, che lo spettacolo abbia inizio.


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Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. A fine anni '90 ha seguito da vicino prima la Primavera e la prima squadra del Napoli. Si occupa per AreaNapoli.it, tra l'altro, dell'analisi dell'avversario.

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