Napoli, le metriche dell'inversione di tendenza. Conte ha "cambiato pelle"
La vittoria del Napoli contro l'Inter ha messo in evidenza metriche molto diverse rispetto alle altre gare di campionato.

La vittoria convincente del Napoli contro l’Inter oltre a far registrare il ritorno degli uomini di Conte al successo e alla vetta della classifica, sia pure in comproprietà con la Roma, certifica il ritorno ad un atteggiamento tattico ben conosciuto dalla squadra, quel mood che ha consentito ai partenopei di vincere un titolo inatteso, ma meritato.
Napoli, le metriche dell'inversione di tendenza
Abbiamo voluto mettere in evidenza, gara per gara, alcune semplici metriche che ci fanno capire la dinamica evolutiva del progetto Conte e il ritorno ai vecchi principi. Dalla grafica si vede chiaramente come quello che aveva iniziato la stagione, anche bene dal punto di vista dei risultati, fosse un Napoli con una filosofia, nuova, di dominio del gioco e di controllo della partita.

Lo si vede chiaramente dalle percentuali di possesso palla che gli azzurri hanno tenuto, eccetto che contro la Fiorentina, e dal numero di tocchi per singola gara, ma soprattutto dall’indicatore di pressing alto, il PPDA. Quest’ultimo misura quanti passaggi di media si concedono agli avversari prima di intervenire con una azione di pressione mirata alla riconquista del possesso. Un valore basso indica una maggiore propensione alla pressione alta, che richiede di conseguenza una altezza della linea difensiva maggiore e un blocco squadra più alto. Tutti gli indicatori che abbiamo evidenziato, inclusi i gol attesi senza rigore e quelli subiti e i passaggi filtranti, mostrano dei valori allineati ad un atteggiamento di aggressione e di dominio del gioco molto spiccati e di certo diametralmente opposti a quelli del Napoli scudettato. Nell’ultima colonna abbiamo indicato le medie stagionali per ogni singola metrica proprio per evidenziare, in giallo, come i valori registrati in occasione della gara contro l’Inter fossero in sostanza tutti distaccati dal valore medio tipico del Napoli di quest’anno. In particolare, il possesso palla 43% ben al di sotto del 60,3% di media, il numero di tocchi 575 molto minore dei724 di media, il valore dei gol attesi a favore 0,6 contro 1.6 di media, mentre quello dei gol attesi a sfavore è rimasto sostanzialmente allineato, 1,10 contro 1,12 della media. Ma i dati significativi e che costituiscono la discriminante fondamentale sono quelli relativi ad un PPDA considerevolmente più alto a 22,79 contro il 10,31 di media, i gol fatti 2 contro la media di 1,5 e quelli subiti 0 rispetto 0,87 di media. Ovviamente in tutti i dati abbiamo sottratto i rigori.
Meno fraseggio e più verticalità
I numeri ci raccontano quindi di una squadra molto più misurata nel pressing alto, con difesa in blocco più basso, meno pericolosa in zona gol, ma anche più equilibrata in fase difensiva e soprattutto più imprevedibile. Ora, sembra palese che questo tipo di atteggiamento sia stato anche frutto di una soluzione tattica nuova, senza un centravanti di ruolo e anche conseguenza della forza dell’avversario che si affrontava. Tuttavia non si può non evidenziare come una filosofia di minor fraseggio e di maggiore verticalità, un blocco più basso e una pressione meno spinta siano in questo momento più nelle corde di questa squadra pur andando a scapito di un atteggiamento più spavaldo che forse potrebbe essere rispolverato in Europa, dove si gioca un calcio certamente meno tattico e più spregiudicato, elementi che spesso vengono premiati anche dai risultati.
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Napoli | 18 |
Roma | 18 |
Milan | 17 |
Inter | 15 |
Bologna | 14 |
Como | 13 |
Atalanta | 12 |
Juventus | 12 |
Udinese | 12 |
Lazio | 11 |
Cremonese | 11 |
Torino | 11 |
Sassuolo | 10 |
Cagliari | 9 |
Parma | 7 |
Lecce | 6 |
Verona | 5 |
Fiorentina | 4 |
Pisa | 4 |
Genoa | 3 |

















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