Logo AreaNapoli.it

Napoli, gli otto elementi critici della squadra di Conte. C'è da lavorare

Torino-Napoli, l'analisi della partita disputata dagli azzurri: otto elementi critici relativi alla sconfitta della squadra di Antonio Conte.


Alessandro D'AriaAlessandro D'AriaMatch Analyst

19/10/2025 20:35 - Campionato
Napoli, gli otto elementi critici della squadra di Conte. C'è da lavorare

La sconfitta del Napoli Torino, inopinata quanto inattesa, è di quelle pesanti, non solo o non tanto per i punti lasciati su un campo dove non bisognava lasciarli, quanto per gli elementi di seria riflessione che impone a chi voglia fare analisi e critica basata, come sempre facciamo, su dati oggettivi sì, ma anche su considerazioni certamente opinabili, ma doverose.


PUBBLICITÀ

Gli otto elementi critici del Napoli

LE PAROLE DI CONTE DICONO IL VERO, MA…

Qualcuno, dopo aver visto la gara, si è dichiarato basito dopo aver ascoltato il commento di Antonio Conte. L’allenatore azzurro ha parlato di sconfitta immeritata, di prestazione comunque supportata dai numeri, stigmatizzando, unico passaggio critico, l’atteggiamento come dire “leggero” dei suoi nella prima frazione di gioco. Tutto condivisibile e d’altra parte le statistiche sono lì a confermare notevole mole di gioco e di conclusioni, imprecise, dei campioni d’Italia. Tuttavia, oltre la supremazia che talvolta in modo ingannevole viene narrata dai dati, la sensazione netta avuta guardando la partita con prospettiva e approccio empirico è stata quella di una squadra che ancora non è una grande squadra, e spieghiamo perché.

OSTINATA ASIMMETRIA

Conte sembra divenuto ostaggio di questa asimmetria, inizialmente vissuta come menomazione del post-Kvaratskhelia, successivamente divenuta marchio di fabbrica. Una particolarità, si dirà, che ha comunque portato alla vittoria di un titolo. Verissimo, ma altrettanto vero e risaputo che ormai nel calcio moderno decriptata una codifica bisogna trovarne una nuova che possa rendere meno leggibile all’avversario l’impianto tattico. Ecco perché, come invero andiamo dicendo dalla scorsa stagione, in taluni gare in cui bisognerebbe fare la voce grossa imponendo fin da subito la propria forza e non solo il proprio status di campione d’Italia, sembra realmente uno spreco non avere un atteggiamento anche tattico che lanci il messaggio chiaro e forte agli avversari, quello di volersi imporre fin dalla consegna della distinta della formazione iniziale. Anche a Torino, contro una squadra in evidenti difficoltà tra le mura amiche, la guida tecnica ha scelto di affidarsi ad una soluzione conservativa e asimmetrica. Ecco dunque Olivera, brutta copia del giocatore che conosciamo, e più avanti Spinazzola. Con il risultato che vediamo di seguito. 

ostinata assimetria torino napoli

IL CORAGGIO 

Con elementi come Noa Lang e Gutierrez, le alternative sul fronte mancino, anche con caratteristiche decisamente più offensive rispetto a un Olivera che pare al momento non in condizione, non mancherebbero. Eppure Antonio Conte si ostina in scelte conservative anche quando esse sembrano inopportune. Senza contare che, con la versatilità di Neres, il brasiliano offre una ulteriore possibilità di impiego a sinistra quando non si voglia rinunciare a Politano a destra. Una questione di coraggio? Probabilmente si, ma anche forse uno dei pochi retaggi del Conte che fu apostrofato come allenatore italianista.

LA REALE INCLUSIONE

Ed eccoci quindi giunti al tema, annoso, della reale inclusione nel gruppo di tutti gli elementi della rosa. Già lo scorso anno elementi come Mazzocchi, Rafa Marin, Billing, Okafor, Ngonge e Simeone, avevano raccolto un minutaggio risibile, se non praticamente vicino allo zero. Quest'anno, nonostante i tanti impegni, gli infortuni e una campagna acquisti ancora una volta decisamente dispendiosa, la storia pare ripetersi. Ecco quindi i vari Mazzocchi, Marianucci, Elmas e Noa Lang, con minutaggio risicatissimo, e Gutierrez che, dopo due gare disputate a buon livello, di nuovo accantonato. Senza dimenticare il discorso fatto, a quanto pare solo in via teorica, dallo stesso Conte riguardo i due giovani, Ambrosino e Vergara e alla possibilità di venderli in campo presto. Una reale inclusione suggerirebbe un minutaggio ben diverso per elementi che, soprattutto se giovani o provenienti da realtà di campionati diversi, avrebbero bisogno di maggiore continuità per acquisire autostima e fiducia, elementi che viceversa rischiano di andare inevitabilmente calando. 

IL VUOTO DI PERSONALITA’

Altro elemento che è emerso chiaramente in quasi tutte le gare di quest'anno è il vuoto di personalità che si palesa ancora di più in gare, come quella di ieri, in cui taluni giocatori della vecchia guardia, ma anche fuoriclasse conclamati, dovrebbero prendere in mano la squadra e trascinarla lontana da passaggi facili e comodi per orientarla verso giocate e soluzioni certamente più rischiose ma anche potenzialmente più pericolose. E invece anche ieri, come già accaduto in altre gare come a Milano o contro Genoa e Cagliari, abbiamo visto una squadra senza ritmo e anzi assuefatta a passaggini comodi e allo svolgimento elementare del compitino, in cui soltanto in pochi, e tra questi Neres e Lang quando chiamato in causa, provavano a saltare l'uomo o a illuminare con giocate meno prevedibili. Da giocatori del calibro di Anguissa e Di Lorenzo, specie quando manca un perno fondamentale dell'impianto di gioco come Lobotka, è lecito attendersi molto di più. Per non parlare di Kevin De Bruyne, anche a Torino parso in buone condizioni fisiche, che è venuto meno proprio nella cifra di carisma e di luce che si deve esigere da uno con il suo pedigree.

LA MANCANZA DI INTENSITA’

Se a tutto quanto sopra aggiungiamo un livello di intensità spesso insufficiente e molto intermittente, ecco che prestazioni e sconfitte come quella di ieri che in altre gare erano state evitate da prodezze dei singoli e spesso in zona Cesarini, trovano una chiave di lettura obiettiva. Il Napoli, in tutte le gare, non è mai riuscito a dare intensità adeguata alla manovra, fatta eccezione per brevi sprazzi di alcune partite e questa deficienza di intensità spesso accoppiata alla mancanza di ritmo, in gare con avversari spesso in blocco basso, a certi livelli finisci prima o poi per pagarla.

CAPITOLO LUCCA/BONNY

A Torino Lorenzo Lucca ha ancora una volta bruciato un'occasione ghiotta per dimostrare che a certi livelli può starci. Contro la peggior difesa del Campionato, non ha mai avuto la capacità né di proteggere palla e di smistare, né di andare nello spazio, né tantomeno di andare alla conclusione. Lungi da noi la volontà di bocciare il centravanti lungagnone degli azzurri, va però evidenziato che da un giocatore pagato 35 milioni di euro è lecito pretendere di più, almeno contro il Torino. Stride il confronto con quello che era un obiettivo del Napoli, quel Bonny pagato di meno dalla diretta concorrente Inter (circa 29 milioni) più giovane (22anni) e soprattutto già autore di 3 gol e 3 assist in 7 gare.

MILINKOVIC-SAVIC E NON MERET, PERCHÉ?

Da queste colonne siamo stati spesso critici nei riguardi di Alex Meret. Dobbiamo però evidenziare come, proprio dopo la sua migliore annata in azzurro, il portiere più scudettato della storia del Napoli, sia finito inspiegabilmente ai margini della squadra ,sostituito da Vanja Milinkovic-Savic, portiere certamente meno forte tra i pali ma presentato come abilissimo con i piedi e dalla gittata straordinaria nel rilancio. Premesso che in talune situazioni tattiche in cui l'avversario viene a prenderti in pressione alta è comprensibile l'utilizzo del rilancio del portiere per scavalcare il centrocampo e trovare la profondità oltre la linea difensiva avversaria, in gare come quella contro i granata, con i padroni di casa in palese atteggiamento tattico di blocco basso, risulta sostanzialmente inutile la soluzione con lancio diretto dall'estremo difensore. E infatti anche a Torino il Napoli è ricorso a questa soluzione in maniera molto limitata. La decisione di schierare il portiere serbo ancora una volta titolare pare quantomeno discutibile se consideriamo due interventi rivendibili che in pochi hanno evidenziato. Il primo in occasione del gol del “Cholito”, quando l'estremo difensore partenopeo, anziché accompagnare la corsa verso l'esterno dell'attaccante argentino che cercava lo spazio per concludere, è andato giù molto in anticipo, di fatto facilitando il dribbling dell'ex azzurro e la conseguente segnatura. Il secondo quando, su cross del solito Simeone, in azione di transizione primaria granata, il portierone azzurro è uscito fuori tempo sull’ accorrente Pedersen che lo ha graziato sparando ben oltre la traversa. Non trascurabile , a nostro avviso, un ulteriore elemento che, almeno in questa contesa, avrebbe fatto pendere la bilancia dal lato di Meret: il portiere friulano conosce certamente meglio del collega serbo tanto Giovanni Simeone quanto Cyrill Ngonge.


PUBBLICITÀ

Condividi questo contenuto

Alessandro D'AriaAlessandro D'Aria
Match Analyst e Football Data Analyst certificato ed abilitato alla professione. Giornalista pubblicista iscritto all'ODG Campania, a fine anni '90 ha seguito da vicino il Napoli, sia Primavera che prima squadra.

ANNUNCI SPONSORIZZATI
Guarda suGuarda su YouTube
ANNUNCI SPONSORIZZATI
Ultimissime notizie
Logo Milan Milan16
Logo Inter Inter15
Logo Napoli Napoli15
Logo Roma Roma15
Logo Bologna Bologna13
Logo Como Como12
Logo Juventus Juventus12
Logo Atalanta Atalanta11
Logo Sassuolo Sassuolo10
Logo Cremonese Cremonese10
Logo Udinese Udinese9
Logo Lazio Lazio8
Logo Cagliari Cagliari8
Logo Torino Torino8
Logo Parma Parma6
Logo Lecce Lecce6
Logo Verona Verona4
Logo Fiorentina Fiorentina3
Logo Genoa Genoa3
Logo Pisa Pisa3
Prossima partita del Napoli
NapoliNapoli
InterInter
Napoli-Inter, i precedenti
Serie A, sabato 25 ottobre alle 18:00
PUBBLICITÀ
Notizie più lette