Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra che si vincono i campionati
Il terzo Scudetto del Napoli è ormai realtà, Ivan Scudieri per AreaNapoli.it ha sottolineato alcune delle chiavi del successo della squadra azzurra.

Il pareggio tra Napoli e Udinese ha reso il 4 Maggio 2023, una data che difficilmente sarà dimenticata dai sostenitori partenopei. Uno scudetto meritato e conquistato sul campo grazie ad una strategia societaria oculata e lungimirante e ad una guida tecnica che ha saputo valorizzare e capitalizzare al massimo le risorse tecniche a disposizione. Dopo 33 anni di lunghissima attesa il Napoli è tornato ad essere campione d'Italia per l'immensa gioia del proprio popolo.
L’affidabilità difensiva un vero punto di forza degli azzurri campioni d’Italia
Meret, messo in discussione dal primo all’ultimo giorno del mercato ha saputo trovare concentrazione e continuità di prestazioni, ritrovando fiducia e meritandosi la riconoscenza della piazza. Di Lorenzo si è confermato un leader indiscusso di questa rosa, ed un punto riferimento tecnico tattico prezioso per tutta la squadra. L’arrivo di Olivera ha permesso a Luciano Spalletti di poter avere a disposizione una valida staffetta nel ruolo in cui a Mario Rui, per anni, non era praticamente concesso di infortunarsi o di tirare il fiato per la mancanza di un’alternativa in rosa. Al centro del reparto difensivo, scivolone casalingo contro il Milan a parte, Kim si è dimostrato sontuoso e straripante, Rrahmani disciplinato ed efficace, ed anche Juan Jesus ed Ostigård si sono fatti sempre trovare pronti quando chiamati in causa.
La metamorfosi di Lobotka, l’affidabilità di Anguissa e il talento di Zielinski, Elmas l’uomo in più
Sin dalla prima giornata è stato subito chiaro che Mister Spalletti avesse “inquadrato” la mediana che avrebbe accompagnato gli azzurri in quella che poi si è rivelata una cavalcata trionfale. Lo slovacco Lobotka al centro con Zielinski e Anguissa ai lati, tre interpreti con caratteristiche diverse che hanno potuto dimostrare il loro valore accompagnando la manovra offensiva degli azzurri e garantendo un certo equilibrio anche nella fase di non possesso. A completare il reparto l’esuberanza di Ndombele che spesso ha sbaragliato le carte e dato brio alla manovra e l’eccleticità di Elmas utilizzato dal tecnico toscano come un vero “tuttocampista”, impiegato non solo a centrocampo ma anche a supporto dell’attacco, dove ha confermato un’attitudine al gol davvero significativa.
Un attacco esplosivo, mai così completo e variegato con Simeone e Raspadori valori aggiunti
Sarebbe troppo facile concentrare le attenzioni su Osimhen che non solo si è confermato come un attaccante dalla buona vena realizzativa, ma è cresciuto a tal punto da diventare devastante nelle aree avversarie. Per i più attenti, presenti al ritiro di Dimaro, Kvaratskhelia ha confermato quanto di buono si era intravisto in Trentino ed è stato una vera spina nel fianco delle difese avversarie per gran parte della stagione. A destra l’alternanza tra Lozano e Politano ha mantenuto un buon livello nella manovra d’attacco e una grossa mano hanno dato Elmas, citato in precedenza, e Simeone e Raspadori che in alcuni momenti della stagione hanno rappresentato davvero dei valori aggiunti assoluti garantendo un’affidabilità realizzativa che ha concesso ai partenopei di poter talvolta sbloccare situazioni complicate.
Nota di merito anche ai meno utilizzati in rosa, la virtuosa gestione di Spalletti
Tra i pali Sirigu prima e Gollini poi hanno garantito delle valide alternative alle spalle di Meret, e nell’unica occasione in cui il portiere titolare non è potuto scendere in campo, contro l’Atalanta, è stato ben rimpiazzato da Pierluigi Gollini che ha disputato una gara attenta. In difesa è stato pressoché impossibile trovare spazio alle spalle del redivivo Di Lorenzo, Zanoli ha preferito andare a fare esperienza in blucerchiato mentre il polacco Bereszynski si è silenziosamente accomodato in panchina, pronto a dare il suo contributo quando chiamato in causa. E con lo stesso spirito di squadra si sono posti Demme, Gaetano , Zedadka e Zerbin che solo in rarissime occasioni sono riusciti a dare il loro contributo alla causa azzurra. In conclusione, a Luciano Spalletti va reso il merito di essere stato capace di trovare un equilibrio all’interno del gruppo in cui anche i calciatori meno utilizzati sono riusciti a sentirsi utili al raggiungimento dei traguardi senza mai palesare pubblicamente insoddisfazione e frustrazione per non aver meritato un maggior impiego. Ma per fare la storia a 33 anni dall’ultimo scudetto era necessario che ci fosse una maturità di squadra che potesse condurre tutti verso un unico obiettivo per fare in modo di rendersi “immortali” nella storia della Società Sportiva Calcio Napoli.
L’aforisma
"Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati" (Michael Jordan)





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