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Il comunicato del Napoli: esempio di ottima governance con margini di crescita nella comunicazione

Il comunicato non è indirizzato solo a stampa e tifosi. Il suo valore comunicativo è rivolto anche a sponsor, partner commerciali, investitori e istituzioni.


Vincenzo ImperatoreVincenzo ImperatoreAnalista finanziario e giornalista

24/06/2025 21:04 - Calciomercato
Il comunicato del Napoli: esempio di ottima governance con margini di crescita nella comunicazione

A volte dieci righe vogliono significare tante cose. È il caso del recente comunicato ufficiale della SSC Napoli: un testo breve, ma denso di significati, che cerca di mettere ordine nel consueto turbinio di voci, indiscrezioni e “retroscena” che accompagnano ogni sessione di calciomercato. Un comunicato che, nella forma, ricorda quasi uno slogan da stadio, ma che nella sostanza racconta molto di più: racconta un’idea di governance, un modello di gestione, un modo preciso di concepire il rapporto tra proprietà, management e guida tecnica.


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Il Napoli fa il mercato. Non De Laurentiis, non Manna, non Conte: il Napoli. È questo, in estrema sintesi, il cuore del messaggio. Un messaggio che parla non solo ai tifosi e ai giornalisti, ma anche agli sponsor, ai partner commerciali e a tutto l’ecosistema economico che ruota intorno al club. Perché dietro le parole, e a volte dietro i maiuscoli, si nasconde il tentativo di raccontare un’azienda: un’azienda che vuole apparire solida, coesa, moderna. Con un linguaggio che forse avrebbe potuto essere più sobrio, ma con un obiettivo chiaro: riaffermare il concetto di collegialità e condivisione nelle scelte.


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Il comunicato non si limita a un formale ringraziamento alla stampa, ma si propone come un’affermazione chiara del modello decisionale del club. “È sempre ed unicamente il NAPOLI che fa il mercato e non unilateralmente il Presidente o il Direttore Sportivo o l'Allenatore” — si legge nella nota ufficiale. Un principio che, tradotto in linguaggio manageriale, significa sottolineare un processo decisionale collegiale, privo di personalismi, basato sulla collaborazione e sulla condivisione di obiettivi tra le principali figure di vertice.

Come ricorda Guido Corbetta, docente alla Bocconi e tra i maggiori esperti italiani di corporate governance, “la solidità di un’impresa si misura anche dalla capacità dei suoi organi di governo di evitare decisioni impulsive, costruendo invece percorsi condivisi, trasparenti e coerenti con la mission aziendale” (Corbetta, Corporate governance: le regole del buon governo societario, Egea). In questo senso, il Napoli ribadisce di essere un’organizzazione che decide come squadra anche fuori dal campo, applicando alla gestione societaria gli stessi principi che dovrebbe applicare alla gestione sportiva.

Questo comunicato non è indirizzato solo a stampa e tifosi. Il suo valore comunicativo è rivolto anche a sponsor, partner commerciali, investitori e istituzioni, tutti soggetti che valutano la solidità di un’impresa anche attraverso la trasparenza e la chiarezza delle comunicazioni ufficiali. Pur non essendo una società quotata in Borsa, il Napoli può trarre ispirazione da principi generalmente riconosciuti nel mondo delle imprese strutturate. Il Codice di autodisciplina delle società quotate promosso da Borsa Italiana, ad esempio, afferma che “la chiarezza nella ripartizione delle responsabilità e la trasparenza nelle decisioni costituiscono un fattore di tutela degli investitori e di rafforzamento della reputazione societaria”. Il riferimento a questo codice serve solo a inquadrare come questi principi rappresentino buone pratiche di gestione valide in ogni contesto organizzativo che voglia accreditarsi come solido e affidabile.+In un contesto in cui il calciomercato genera inevitabili tensioni e voci incontrollate, il Napoli cerca così di trasmettere all’esterno un’immagine di stabilità, responsabilità e metodo.

Se la sostanza del messaggio è apprezzabile e in linea con le best practice della governance aziendale, il linguaggio scelto per comunicarlo appare, però, meno efficace. L’insistenza sul maiuscolo (“NAPOLI CHE FA IL MERCATO”), il tono enfatico e quasi “da stadio” rischiano di depotenziare il valore istituzionale della comunicazione. Le migliori organizzazioni, sia sportive sia industriali, scelgono solitamente un registro più sobrio e tecnico per esprimere concetti di governance e strategia.

Come rileva Deloitte Football Money League, “la coerenza tra il linguaggio usato nei comunicati e l’immagine aziendale contribuisce in modo significativo alla percezione di solidità del club da parte degli stakeholder”. In questo senso, il Napoli avrebbe forse potuto rinunciare alla retorica per adottare un tono più vicino agli standard comunicativi delle grandi aziende e dei top club europei.

Ma non facciamone un dramma: nessuna organizzazione è perfetta, nemmeno quando si tratta di un club che rappresenta un modello di solidità e coerenza.


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Vincenzo ImperatoreVincenzo Imperatore
Laureato in Economia e Commercio, ha lavorato 22 anni come manager di un istituto di credito. Dal 2012 è un libero professionista, saggista, scrittore e giornalista pubblicista. Collabora con importanti testate.

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