Ziliani attacca: "Maldini non gli andava a genio, al suo posto ha messo un clown"
Paolo Ziliani, giornalista sempre molto attivo sui social, ha parlato di Paolo Maldini tramite un post pubblicato sui suoi canali social.

Oggi andrà in scena la Champions League, che si avvia alla quinta giornata. Le squadre italiane proseguono il loro cammino con l'obiettivo di entrare tra le prime 8 e centrare il passaggio alla fase a eliminazione diretta, senza passare per i play-off.
Paolo Ziliani, giornalista sempre molto attivo sui social nell'ambito delle inchieste sportive, ha colto l'occasione che fare un confronto tra Atalanta e Milan, criticando in particolare la società rossonera: "Oggi in Champions due squadre italiane sono chiamate a un impegno sostanzialmente simile: alle 18:45 il Milan sarà di scena sul campo dello Slovan Bratislava che in classifica (la classifica Champions) è 36° e ultimo a zero punti; e alle 21 l'Atalanta scenderà in campo a Berna contro lo Young Boys che in classifica è 34° e terzultimo anch'esso a quota zero. In linea di massima, due partite che Milan e Atalanta dovrebbero riuscire a vincere senza particolari patemi".
Ha, poi, evidenziato: "Ma più che delle partite, è dei due club che m’interessa parlare oggi mettendoli a confronto. Uno, il Milan, dal blasone glorioso: dopo il Real Madrid è il club europeo ad aver vinto il maggior numero di Champions/Coppe dei Campioni (7) e per dare un’idea di cosa significhi il suo nome nell’immaginario collettivo mondiale, basti dire che nel 2007 la rivista inglese "World Soccer" elesse il Milan di Sacchi la squadra di club più forte di tutti i tempi. L’altro, l’Atalanta, un club di provincia che in 117 anni di storia ha vinto solo una Coppa Italia (1962-63), ma che il 22 maggio scorso a Dublino ha compiuto l’impresa della vita conquistando l’Europa League ai danni del Bayer Leverkusen sconfitto in finale 3-0. Da una parte il gigante Gulliver (il Milan), dall’altra uno dei tanti lillipuziani (l’Atalanta). Così almeno era fino a ieri".
"Il Milan, lo sapete, è diventato da qualche anno di proprietà americana: prima del fondo Elliott, oggi del fondo Red Bird (con Elliott sempre incombente) che fa capo a Gerry Cardinale".
Dopodiché, l'elogio alla parte americana dell'Atalanta: "È successo nel febbraio di due anni fa, nel 2022, quando Stephen Gerard Pagliuca, newyorkese, co-presidente di Bain Capital e comproprietario dei Boston Celtics (NBA), ha acquistato il 55 % del club per una cifra di poco superiore ai 400 milioni. Per capirci: Gerry Cardinale aveva acquistato Gulliver, Stephen Pagliuca il regno di Lilliput". E secondo l'editorialista de Il Fatto Quotidiano, oggi Gulliver non è più il Milan, è l’Atalanta.
"Ma cos’ha fatto di così portentoso Stephen Pagliuca per cambiare in questo modo il rapporto di forze col Milan? Niente di particolarmente geniale: ha usato la testa. Ha studiato la storia dell’Atalanta; ha visto che chi la gestiva (la famiglia Percassi) stava lavorando bene; ha preso atto che dal 2017-18 la Dea era assurta a solida realtà internazionale qualificandosi prima all’Europa League, poi più sistematicamente alla Champions; ha notato che i bilanci del club erano floridi grazie alla valorizzazione continua di giocatori comprati a poco e rivenduti a tanto; e ha così deciso di comprare il 55 % del club e di diventarne presidente ma con l’intesa che Antonio Percassi rimanesse co-presidente e che nulla cambiasse a livello di management e di strategia societaria".
"Percassi avrebbe continuato a fare, coi suoi collaboratori e col suo allenatore, quello che così bene da tanti anni stava facendo. 'Questi sono bravi - si è detto Pagliuca -: e chi sono io, che tuttalpiù m’intendo di basket, per mettere becco in cose di calcio, per di più di calcio italiano?'".
Uno studio che, rispetto a Pagliuca, Cardinale non avrebbe fatto, sostiene Ziliani: "Il proprietario di Red Bird cominciava col mostrare subito un sostanziale disinteresse verso la storia e il 'significato' dell’A.C. Milan".
"Trovava noioso scorrere gli Albi d’Oro e fare un salto in sala trofei, e più interessante andare a studiare col lanternino i bilanci; giudicava che chi stava gestendo la parte sportiva (Paolo Maldini) lo stava facendo in modo molto poco ecumenico (molto poco 'americano') e la cosa non gli andava a genio; così lo metteva alla porta; sistemava nella stanza dei bottoni uno yuppie bocconiano, Giorgio Aronne Furlani; prelevava dal Museo delle Cere il presidente di rappresentanza Paolo Scaroni; precettava dal Circo Medrano il clown Ibrahimovic che tanto divertiva il pubblico raccontando in giro di essere Dio; dopodiché chiamava tutti a sè e diceva ragazzi, ora vi spiego cosa dobbiamo fare dell’AC Milan: anche se non so nemmeno com’è fatto un pallone, le regole del'’enterteinement le conosco: prendo un clown, uno yuppie e una mummia e il gioco è fatto".
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