Scrittrice nigeriana: "Travestire i bimbi da Osimhen a Carnevale è razzismo"
Sabrina Efionay, scrittrice nigeriana, non è d'accordo con i travestimenti dei bambini napoletani: "C'è un background razzista nei confronti di noi persone nere".

A Napoli molti bambini hanno scelto di travestirsi da Victor Osimhen, super attaccante del Napoli. Sabrina Efionay, scrittrice nigeriana, ha scritto un post sui social: "Ogni volta che un giocatore nero eccelle in una squadra (in questo caso, il Napoli) ho sempre un’ansia tremenda per come si pensa che debba essere celebrato. Dalla solidarietà di Sorbillo a Koulibaly che si dipinse la faccia di nero, ai bambini che avete colorato di marrone in “onore” di Osimhen per Carnevale. Credetemi, non è per niente celebrativo. Fa proprio venire la pelle d’oca se pensate che sia solidale, divertente, una maschera o un sostegno al calciatore nigeriano".
Sabrina è diventata famosa a 16 anni come “Sabrynex” con 4 milioni di follower su Wattpad; pubblicata per i primi tre romanzi young adult da Rizzoli, a 23 anni è già al quarto libro, il primo con Einaudi. La scrittrice ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere del Mezzogiorno. "Cerco sempre di restare fuori dal mondo social dove tutti devono dire la loro anche su argomenti che non li toccano in primissima persona. Però sono stata presa da un grandissimo sconforto quando su Instagram è uscita l’ ennesima pagina con un video del carnevale che mostrava un bambino di cinque-sei anni travestito da Osimhen".
Cosa c’era che non andava? "Non aveva solo la maglia del Napoli con il nome del giocatore e i capelli biondi ma anche la pelle, le mani, la faccia tutti dipinti di un marrone scurissimo. È stata un’immagine incredibilmente disturbante: da una parte mi sento di capire questo omaggio a un calciatore bravissimo che è pure nigeriano come me, ma al tempo stesso c’è una linea molto sottile tra il celebrare un idolo e fare una gaffe abbastanza forte tra le persone nere. Sarebbe abbastanza assurdo vedere bambini tinti di giallo per travestirsi da difensore coreano Kim, invece per il nigeriano è un altro discorso".
Quale? "Un background razzista nei confronti di noi persone nere. La questione è legata alla blackface , la maschera utilizzata a teatro come sfottò nei riguardi degli africani, per enfatizzare aspetti somatici a mo’ di macchietta, come le labbra grandi, oppure nelle donne il seno prosperoso e i fianchi larghissimi, alla “mami” di Via col Vento . Sono tutti stereotipi che si fa ancora fatica a combattere. E non me la posso prendere certo con i bambini, ma provo rabbia e fastidio nel sentire gli adulti giustificare cose come questa, come se fossero i piccoli a decidere".
Siamo tutti razzisti inconsapevoli? "Sì. Se non fosse così non ci sarebbe nulla di male a vedere un bambino che si dipinge la pelle nera ma sarebbe bello riuscire a sensibilizzarli su quello che stiamo facendo. Dovremmo partire dall’educare noi stessi: purtroppo il grandissimo limite che abbiamo noi adulti è quello di non volerci più correggere. È una questione culturale".
L’omaggio a un calciatore come può diventare offensivo? "Il fatto di voler essere un nero per finta è discutibile per chi è nero per davvero. Se vuoi vestirti da Spiderman o Capitan America è tutto normale perché indossi un personaggio ma se ti vesti da Osimhen ricalcando la pelle nera non stai prendendo le sembianze di un calciatore ma di una cultura diversa. E poi il calciatore nero va bene finché ti porta alla vetta della classifica di Serie A, ma li abbiamo sentiti tutti i cori contro Koulibaly. Dipingersi la testa di nero per lui dopo non è un gesto solidale. Noi avremo la pelle nera fino alla fine dei nostri giorni".
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