"Sarò con te", il regista: "Spalletti? Il vero protagonista. Stiamo lavorando a una serie su Maradona a Napoli"
Nella giornata di oggi presso lo stadio Diego Armando Maradona è stato presentato il film "Sarò con te" che racconta il terzo Scudetto del Napoli.

"Sarò con te", è il film diretto da Andrea Bosello, un documentario che riunisce in sala tutti i tifosi della SSC Napoli a un anno di distanza della vittoria del terzo scudetto della squadra. Il film evento riporta sul grande schermo questo momento di festa atteso da 33 anni. A raccontarlo non sono solo i sorrisi dei tifosi, ma anche gli sguardi dei giocatori, come quello del Capitano Giovanni Di Lorenzo o dei goleador di questo campionato, tra cui Victor Osimhen, Khvicha Kvaratskhelia, Mario Rui e tutti gli altri. Intervengono in questo documentario, oltre ai fan e al team, anche altri nomi importanti del calcio, come Fabio Cannavaro, e personaggi illustri del panorama culturale partenopeo, come Geolier, Toni Servillo, Luisa Ranieri, Marco D'Amore, Salvatore Esposito e moltissimi altri. Un passo indietro nel tempo, alla stagione calcistica 2022/2023 che ha cambiato il malumore dei tifosi in un esplosivo entusiasmo grazie alla squadra messa in campo da Luciano Spalletti. Non solo una cronaca sportiva, ma un racconto che ripercorre la grande impresa compiuta dal Napoli.
Nella giornata di oggi, il regista Andrea Bosello, ha presentato la pellicola in una conferenza stampa andata in scena allo stadio Maradona. "Questo non è un film embedded, fatto dal centro media della squadra come accade altrove. È fatto da un team di documentaristi, che hanno avuto accesso e libertà assoluta. Il presidente è il mio produttore, ha avuto l'intelligenza di lasciare a noi libertà creativa e narrativa. Tutto ciò che vediamo è accaduto, la storia la conosciamo ma non è mai stata vista dal punto di vista dell'interno dello spogliatoio. Non solo del Maradona o di Castel Volturno. Negli spogliatoi è difficile entrare, ci sono gerarchie ben precise: ci sono momenti che vedrete per la prima volta, ci siamo accorti naturalmente che Spalletti era il protagonista della storia, anche per il carattere peculiare dell'uomo, ama definirsi un contadino ed un grande amante di sport. È l'Obi-Wan Kenobi della storia, l'ho visto ultimamente. Poi la città è protagonista".
Bosello ha poi proseguito: "Gli antagonisti della squadra sono stati quelli sportivi, il Napoli ha vinto uno scudetto con una cavalcata fantastica ed abbiamo trovato l'antagonista. De Laurentiis ha innescato la storia con la sua frase sullo scudetto. Co-protagonista? No, il presidente dà l'incipit alla storia. La genesi di questo documentario parte da molto lontano, con Filmauro abbiamo scritto una serie sui sette anni di Maradona a Napoli: la stiamo continuando a produrre e a lavorarci sopra, ci siamo ritrovati a discutere spesso sull'eventuale vittoria dello scudetto".
"Perché non mettere telecamere nei posti giusti per raccontare qualcosa che non accade da una generazione? Così è stato, l'idea sposata da Luigi De Laurentiis e dal presidente è stata una gestazione: lo spogliatoio di una squadra di calcio è un luogo delicatissimo, ha delle sue gerarchie ed è pieno di tensioni naturali dello sport, sappiamo che una telecamera cambia l'atmosfera. Noi siamo entrati attraverso l'occhio di una sola persona, che seguendo le nostre istruzioni ha trovato i punti di vista giusti per raccontare la storia. Un estraneo può smuovere sentimenti, poi siamo diventati parte di questa famiglia ma dovevamo iniziare con delicatezza", ha sottolineato il regista.
Poi ancora: "Noi veniamo da un'esperienza a National Geographic, siamo abituati a seguire le regole di una scuola documentaristica: autorevolezza ed intrattenimento, queste due regole le abbiamo seguite. Prima i fatti, poi dovevamo sintetizzarli, si vede che i caratteri emergono. Filtri da parte dei giocatori? Espulsi normalmente, per montare una intervista di qualche minuto ci vogliono 3-4 ore di intervista, poi anche i più burberi diventano se stessi ed i più timidi si aprono sinceramente. I calciatori hanno un loro linguaggio, sanno che non si possono spostare troppo, stavolta però hanno provato ad esprimere le loro sensazioni. Nei grandi documentari sportivi i giocatori raccontano l'esperienza di vent'anni prima, racconta il disamore o altro. Senza prendere in esame The Last Dance o il documentario sulla JuveCaserta di basket, i giocatori del Napoli l'hanno vissuto con una aderenza temporale molto stretta. Io ed Andrea abbiamo iniziato a scrivere la storia attendendo ogni domenica l'esito, poi un giorno Nicola Lombardo ci disse "e se non vinciamo?". Per me sarebbe stato ancora meglio, sarebbe stata la più grande debacle della storia (ride, ndr). Siamo partiti dall'idea che il Napoli di Spalletti fosse fortissimo, ho pensato che il gioco potesse valere la candela".
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