Quagliarella: "Papà faceva l'imbianchino, il primo stipendio al Torino. Napoli? Volevo restare a vita"
L'ex attaccante del Napoli è stato protagonista di un'intervista al Corriere della Sera: "Non ho vizi, sono riservato e parlo poco".

Fabio Quagliarella, 42 anni, è stato uno dei bomber più prolifici della Serie A degli ultimi anni. L'attaccante, nel corso della sua lunga carriera, ha vestito anche la maglia del Napoli. L'ex calciatore si è raccontato in un'interessante intervista al Corriere della Sera.
Quagliarella si racconta
La voce in sottofondo della sua compagna: "Dillo pure che sei un uomo triste!". Perché triste? "Tristezza significa non bere, non fumare, mangiar sano? Allora lo sono, è vero! Non ho messo un etto da quando ho smesso. Non ho vizi, sono riservato e parlo poco. Sì, sono anche un po’ diffidente. Lo sono diventato. E allora Debora mi dice che vivo poco le emozioni. Non mi piace essere al centro dell’attenzione, ogni volta che sono costretto a pubblicare una foto sui social poi mi dico: ma perché? Alla gente cosa importa cosa faccio o dico? Ho sempre parlato con i gol, il resto è stato meno importante".
Il primo stipendio? "Ci penso spesso: avverto il piacere e anche il disagio di allora. Un milione e seicentomila di vecchie lire, il primo contratto da professionista col Toro. Che senso di colpa. Mio papà faceva l’imbianchino e quei soldi tutti insieme non li vedeva in un anno intero. Ma erano i nostri, questo contava. Mi ha aiutato nella gestione dei miei guadagni, anche quelli più importanti. Oggi ragiono con due teste, la sua e la mia".
Il periodo nero dello stalker
Le accuse dello stalker: "Tutte infamanti, quella di pedofilia è schifosa. L’arresto di quest’uomo che si fingeva amico e ci diceva che ci stava aiutando a capire chi fosse lo stalker è stata una liberazione. Dopo è stato pure peggio: quando per tanti anni sei ricattato, la paura ti resta dentro. L’accusa di essere un pedofilo ma non solo, anche di essere invischiato con camorra, droga e calcio scommesse. Le minacce di morte a mio padre: “Gli spariamo in testa” e “Adesso mettiamo una bomba nel suo palazzo”. Una volta fece trovare sotto casa una bara con sopra la mia foto. Mi stava distruggendo la carriera, rovinò il mio trasferimento al Napoli".
Quagliarella voleva restare al Napoli
Mandò lettere anche club di De Laurentiis. "Il Napoli dopo una stagione mi comunicò che sarei andato via. Non potevo dire nulla, c’erano indagini in corso. Ma neanche loro fecero riferimento a quelle lettere. So soltanto che quando arrivai al Napoli dissi al mio procuratore che sarei rimasto a vita e invece…".
Andò alla Juventus e fu accusato dai tifosi partenopei di essere un traditore… "Sono un professionista e sono andato. A Torino fui accolto bene, con Conte ci siamo divertiti. A Napoli dopo anni tutti hanno capito, e ricevo ancora oggi testimonianze di affetto".
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