Pistocchi punge: "Leggo ogni giorno di operazioni di mercato folli e mi domando..."
Maurizio Pistocchi, giornalista, ha pubblicato un post pungente riguardo il mercato tramite i suoi canali social.

Nel calcio di oggi, dove i bilanci spesso contano più dei gol, il calciomercato è diventato un'arena surreale in cui le valutazioni lievitano con una rapidità impressionante. Un buon anno in Serie A o una prestazione sopra le righe in campo internazionale sono ormai sufficienti per far schizzare il prezzo di un calciatore ben oltre i limiti della logica.
È in questo contesto che si inserisce la riflessione - tagliente e quanto mai attuale - del giornalista Maurizio Pistocchi, che attraverso il suo profilo X ha sollevato un interrogativo tanto semplice quanto scomodo: "Leggo quasi ogni giorno di fantasmagoriche operazioni di calciomercato da 50/70/80 milioni di € e mi chiedo a cosa servono gli osservatori e i ds se non sono capaci di trovare giocatori validi PRIMA che diventino top player".
Il nodo è tutto lì. Il sistema - apparentemente sofisticato e tecnologico - dei grandi club europei, fatto di software di analisi, reti di scout, data analyst e direttori sportivi strapagati, sembra in realtà arrancare di fronte all’unica cosa che davvero conta: il tempismo. Vedere un talento prima degli altri. Investire quando ancora non costa quanto una piccola azienda.
Pistocchi rincara la dose con un aneddoto amaro: "Ad un osservatore di una importante società, che va da anni in giro per il mondo, ho chiesto quanti giocatori segnalati da lui erano stati acquistati. La risposta è stata NESSUNO. I casi sono tre: o l’osservatore è un incapace, o l’incapace è chi dirige il club, oppure c’è del marcio".
A corredo del suo pensiero, Pistocchi ha pubblicato anche la foto di Ademola Lookman, simbolo perfetto di questo meccanismo distorto. Un giocatore che l'Atalanta ha saputo valorizzare con tempismo, competenza e fiducia, e che oggi - a suon di gol e con una storica tripletta in una finale europea - si trova ad avere una valutazione fuori portata per molti. E così, mentre mezza Europa si strappa le vesti per provare ad acquistarlo, ci si dimentica che fino a due anni fa era considerato un’eterna promessa in cerca di rilancio.
E allora la domanda resta: a cosa servono scout e direttori sportivi se arrivano sempre (e solo) dopo? Il caso Lookman - come quello di tanti altri – racconta un calcio che preferisce rincorrere invece che scoprire. Che spende tanto, ma investe poco. E che, forse, ha smarrito una delle sue doti più preziose: la visione.






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