L'ex Fiorentina Riganò: "Fumavo davanti agli allenatori, oggi faccio il muratore. Prandelli mi disse..."
L'ex attaccante della Fiorentina, Christian Riganò, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni della edizione odierna della Gazzetta dello Sport.

Christian Riganò è stato un calciatore molto importante per la Fiorentina, l'eroe della risalita, il centravanti che ha aiutato la compagine viola a tornare sulla cartina del calcio che conta. Arrivò nel 2002, il club era in C e si chiamava Florentia Viola. Altri tempi.
Christian Riganò ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole: "Sono una persona normale. Vado in cantiere della mattina alla sera. In città le persone mi vogliono bene, questo si. Sono contento di aver dato loro qualcosa. Mi fermano perché mi sono sempre comportato bene, mica perché ero un campione. E questa è la cosa che mi rende più felice. Ai miei tempi non era facile, bisognava sgomitare parecchio. Tanti mi dicono che sono arrivato tardi… io rispondo che sono fortunato ad avercela fatta. Sa quanti sono bravi ma si perdono nelle serie minori? Soprattutto nella mia epoca. Oggi fai 5 gol e già vali 20 milioni. Io ho giocato e segnato in tutte le categorie, mi manca solo la terza. Ma me ne frego dei record, servono solo a ricordare da dove arrivo e che percorso è stato. Mi sono sempre divertito, pure nei dilettanti. E non me la sono mai tirata".
Ha pagato l’essere una persona vera? "Non lo so, ma per me è un vanto. Non mi sono mai piegato davanti a niente e nessuno. Sono uno partito dal niente, senza nascondermi. Pensi che fumavo davanti agli allenatori…".
Non l’hanno mai ripresa? "Una volta, in ritiro con la Fiorentina, Prandelli mi ha vide mentre tiravo due boccate: ‘Quante sigarette fumi?’. ‘Poche’. ‘E fumane di meno’. Ma è finita lì. Anche con i presidenti sono stato sempre schietto e diretto, non ho mai avuto problemi con nessuno".
Oggi cosa fa Riganò? "Sono tornato a fare quello che facevo da ragazzo, ovvero il muratore. Nella vita, due cose mi vengono bene: i gol e le case. E non è che a quarant’anni passati ti reinventi e diventi un altro. Io a star fermo impazzirei, non riesco proprio. Ma lo faccio anche per campare, non lo nego. Non ho guadagnato abbastanza per vivere di rendita. Insomma, se avessi dieci milioni in banca vivrei più sereno".
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