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Giordano: "Maradona è il Dio che mi ha fatto uomo, realizzai uno scoop. Conte, Kvara e i nomi da sogno"

Antonio Giordano, giornalista de La Gazzetta dello Sport e punto fermo della trasmissione "Ne parliamo il lunedì" su Canale 8, ha raccontato un po' di sè ad Areanapoli.it


Luca CirilloLuca CirilloGiornalista

09/03/2025 13:33 - Interviste
Giordano: Maradona è il Dio che mi ha fatto uomo, realizzai uno scoop. Conte, Kvara e i nomi da sogno

Il cognome è da centravanti autentico, il nome da poeta del pallone: Giordano Antonio. Bruno : Careca = Antonio : Giordano. Una equa-azione che nel mezzo contiene quella sapienza del racconto sportivo che va a comporre l’arte magica del suo giornalismo.


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Corse in giro per il mondo per raccontare il Napoli, dal + infinito Maradona ad oggi in una direzione ondivaga che conosce il crollo dopo la sbornia e l’inferno azzurro con risalita. Ore interminabili di camera oscura contenute in ogni singola parola da scegliere per consegnare ai tifosi fotografie precise. “E qualche Marlboro rossa per accompagnare”. Nelle dimensioni parallele una inspiegabile affinità con gli scrittori spagnoli. Antonio Giordano, firma de La Gazzetta dello Sport, ha raccontato ad Areanapoli.it un po’ di sé. 


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Antonio Giordano è dama o scacchi?

"Scacchi, per darmi un tono: dicono sia per persone intelligenti. E perché mi ricorda uno dei libri più belli che abbia letto: “La tavola fiamminga” di Arturo Pérez-Reverte".

Nella scala stilistica che va da Kasparov a Petrosian, dove ti collochi?

“In quella più “aggressiva ed imperscrutabile”, dunque per forza nelle sfumature di Kasparov. Siamo cresciuti, quelli nati ad inizio anni 60’, vivendo la narrazione delle sue sfide epiche con Karpov. Ci fosse stato Netflix all’epoca, ci avrebbero fatto una serie di successo. Abbiamo dovuto aspettare “La regina degli scacchi” e ne è valsa la pena”.

Dunque sei…

“No no, aspetta: fammi dire pure che perderei in due mosse con chiunque, forse una”.

Ho detto solo dunque sei... Se avessi detto “dunque non sei…”, che facevi, mi mangiavi?

(Ride, ndr). Il rischio che qualcuno mi prenda sul serio è alto”.

Hai messo le mani avanti alla Conte, diciamolo. Se vuoi facciamo una partita divertente, senza esagerare. Gli scacchi sono paradossalmente un ossimoro dell'esistenza: un "gioco serio". Antonio Conte, dunque, è per forza scacchista o secondo te è più da dama?

"Antonio è uno scacchista ossessionato dalla prossima mossa. Lo vedi lì, roso dalla tensione, la fronte che si appoggia sulle mani, nella posa classica, mentre studia come proteggere il re e come far vacillare l’avversario, consumandolo”.

Proprio con te è andato all'attacco quando gli hai ricordato la frase sul ristorante pronunciata ai tempi della Juventus. Ci sei rimasto male per come ti ha risposto? Perché non ha gradito secondo te? Un giocatore di scacchi che vuole sottolineare la sua maturazione, non è un po' un controsenso con il rischio di di scoprirsi troppo?

“Penso abbia sospettato volessi provocarlo su una frase peraltro sua, riferimento al periodo di un'epoca passata. In realtà, vedevo piccole analogie, pur nelle diversità, tra le due situazioni: il Napoli gli aveva appena ceduto Kvaratskhelia, aveva acquistato Okafor all'ultimo secondo del mercato, mentre lui era primo in classifica. Ho cercato un'immagine che potesse riassumere due momenti simili della sua vita da tecnico e ne è uscita una risposta stizzita. La reazione mi ha stupito ma non mi ha ferito, perché rientra nelle dinamiche delle conferenze stampa. Non essendo una one-to-one, non potevo stare lì né a ribattere, né a spiegarmi. Che poi non sarebbe fregato niente a nessuno, onestamente”.

A proposito di ristorante: se hai Gilmour e Billing, ma li usi con parsimonia, è più "paura" di sperimentare un fuori menu o l'essere combattuti tra la voglia di una inattesa stella Michelin e l'equilibrio del fatturato del padrone? Detto diversamente: un altro scudetto può far "saltare il banco" nuovamente? Domanda cruda.

“Allora dillo che sei una carogna (ride, ndr) e vuoi che gli arrivi all'orecchio che mi piace giocare su quella esternazione un po' cossighiana... Però ci può stare (direbbe Benitez) che io danzi sulla linea del fuorigioco e ci finisca dentro, nonostante il Var. Misterchef Conte, per restare in tema, ama i prodotti della buona terra, ma li vuole densi, saporiti: diciamo che ha aspettato maturassero. E certo che salterebbe il banco, se ci scappasse un altro scudetto (io amo il crudo, eh)”.

C'è un po' di confusione anche nel popolo che ascolta, legge, valuta. Tanti sono quelli che danno lezioni ai giornalisti: prima dicono che siamo all’oscuro di tutto, specie sul mercato ma non solo, poi che non sappiamo fare le domande, che ci interessa solo l'accredito (stadio e stipendio) e che fanno bene a trattarci male. Inoltre dicono che i giornalisti de La Gazzetta, in particolare, hanno padroni che dettano. Sei più per il perdona loro perché è agghiacciante quello che dicono (per citare ancora Conte) o ti piacerebbe vedere quelli che criticano alle prese con microfono e taccuino?

“Il mondo all’epoca dei social a volte finisce in enormi pattumiere nelle quali trascinano anche alcuni esponenti della nostra stessa categoria. Ma non cadrò nell’errore di dire che si stava meglio prima, certe miserie umane sono sempre esistite. E’ sufficiente starne lontani. A me nessuno ha mai suggerito nulla, né oggi che sono alla Gazzetta e nè ieri che ero al Corriere dello Sport. Ma lo spettacolo di consegnare un taccuino o un microfono ad un “maestro” da tastiera non sarebbe poi così male: confesso, non farei commenti”.

Dopo il passaggio dal Corriere dello Sport a La Gazzetta, ti senti più Sivori dalla Juventus al Napoli o Higuain dal Napoli alla Juventus? Questa è oggettivamente bella.

“Si può dire che questa è una porcata? (Ride, ndr). Io ero svincolato, parametro zero si direbbe calcisticamente, avendo avuto accesso al prepensionamento. Però puoi decidere tu per me, pronto ad accogliere con vanità qualsiasi accostamento: due fuoriclasse, peraltro argentini. Non son degno di loro, mi verrebbe da dire”.

Hai scelto un dribbling degno del Cabezon, più che del Pipita. Parole eleganti in velocità sulla domanda. Di quale vino tra quelli cari a Mario Soldati c'è traccia nel bicchiere di Napoli-Fiorentina dopo la gara con l'Inter?

“Premessa: sono un modesto bevitore, che ama farsi consigliare: ho un paio di amici che la sanno giusta e io faccio il brillante, seguendo i loro suggerimenti (eh sì, qualche suggerimento arriva in qualche caso). Però in Napoli-Fiorentina la domina il Brunello. Ma se è possibile allargare gli orizzonti, e uscire dal perimetro della partita, un salto in Franciacorta vale sempre il prezzo del biglietto. Pensierino finale: ovunque si cada, in Italia, si cade bene. Importante è rialzarsi, ovviamente, calice in mano

Cose e nomi sparsi, aggiungi qualcosa...

Gino Palumbo

“Ahia, in questo “gioco” senza mosse mi fai male. Per chi è di Cava de’ Tirreni (de’) Giano Palumbo è un monumento. La quintessenza del giornalismo. Il padre di questo mestiere che non perderà mai il suo fascino e che lui ha esaltato con signorile genialità".

Milza imbottita

“La milza è mia mamma ma anche mio padre. E’ la festa di Montecastello di Cava. E’ la mia adolescenza alla scoperta dei sapori. E’ un tempo che non torna più".

Tivelli e Di Michele

“Gli autori dei gol in Milan-Cavese 1-2. Sono la sintesi della felicità calcisticamente eterna. Quella partita la raccontiamo ai nostri figli e poi spiegheremo ai nostri nipoti perché il 7 novembre, per ogni generazione, è un piccolo Natale laico. Una sola squadra ha vinto tutte le partite che ha giocato a San Siro contro il Milan: la Cavese. Una su una”.

Maradona…

"Maradona è il Dio che mi ha fatto uomo. Novembre '98, lui torna per la prima volta in Italia, ero al Corriere del Mezzogiorno, inserto napoletano del Corsera, so che vola da Buenos Aires su Torino, facendo scalo ad Amsterdam. Propongo al direttore e ai suoi vice: vado, l'aspetto e ci provo. Lo incrocio, lo fermo, mi parla, eravamo io ed Elisabetta Rosaspina del Corriere della Sera. Ce lo abbiamo solo noi. A Torino c'è tutta la stampa italiana che lo aspetta ma mentre stiamo sulla pista, si copre un problema all'aereo. Veniamo dirottati a Malpensa, dove nessuno fa in tempo a mandare gli inviati. Si chiamava scoop, all'epoca. Ma anche oggi".

Kvaratskhelia

"Khvicha è stato l'ultimo poeta passato da queste parti, con quella faccia da bravo ragazzo, al quale devi volere per forza bene. Non è calcio, è empatia umana, senza neanche avere la necessità di incrociarlo. Ti basta scorgerlo da lontano, osservare uno sguardo apparentemente triste di un ragazzo che invece regala felicità ad ogni sterzata".

Puoi portare a cena nel posto che vuoi un solo allenatore, un solo presidente ed un solo calciatore della storia di questo sport. Chi scegli? E dove li porti?

“E’ ufficiale: sei una canaglia. Se ci fosse Viciani, andrei con lui: avevo 18 anni e ad ogni fine allenamento, non scherzo, ero nel suo spogliatoio con il suo staff. Mi ha aperto un mondo, mi ha indicato il calcio, mi ha voluto bene e gliene voglio anche oggi che non c'è più. Mi regalò “Prevert”, e disse “per aiutarti a conoscere Corrado”. Il calciatore: ci fosse Diego, non esisterebbero discussioni. E penso non ci sarebbe neanche da spiegare il motivo. Altrimenti, dico Valdano: non ho mai letto una riga banale nei suoi articoli. Ecco, raccontami tu Diego, caro Valdano, e raccontami te stesso, il tuo mondo, il tuo talento smodato e trasversale. Il presidente è semplice: Ferlaino, ancora e di nuovo, per lasciargli raccontare tutte le storie che già conosco, dall'acquisto del Napoli a quello di Maradona. Ma lo inviterei a patto e condizione che con lui venga suo figlio Luca, del quale sono stato e resto amico e al quale telefonava ogni volta che lo attaccavo: ma che gli ho fatto? Li porterei, nell'ordine: a Cetara, a Cava de' Tirreni, a Sant'Agata (facile capire dove, eh)”.

E…

“Aspetta, dammi un altro posto a tavola. Per gli allenatori mettici anche Zeman: vuol dire che sta bene, può uscire, può fumare, possiamo ridere e scherzare, prenderci in giro, senza negarci nulla”.

Ultima domanda (di un primo ipotetico capitolo). Anzi no, prima una curiosità al volo: cosa resta del giornalismo letterario? Straordinarie penne non mancano, ma c'è il pubblico che ha voglia di “trovare il tempo per perdere tempo e trovarne”? 

“Giornalisti di scrittura ce ne sono, eccome, forse è venuto meno il tempo, si legge di meno, si va di fretta, ci si regala poco spazio per sé, le nuove generazioni preferiscono il fast food, ma sogno che torni tutto come una volta, un divano, una seggiola, un giornale tra le mani”.

Sei al posto di Manna, De Laurentiis impazzisce e ti dà tutto per fare i tre acquisti giusti per potenziare questo Napoli di Conte, chi prendi? Sono Cannavacciuoli tuoi...

“Due cose irrealizzabili: essere al posto di Manna e far impazzire De Laurentiis fino a concedere pieni poteri a qualcuno che possa oscurarlo. Però, scherziamoci su: Nico Williams dell'At. Bilbao, subito, per fronteggiare l'addio di Kvara; Valverde, che voleva già Ancelotti quando era un bambino (e chi se non Ancelotti è garanzia), per sistemarlo dove serve, tanto lui fa tutto, pure il caffè. E poi un esterno di destra, un Alexander-Arnold qualsiasi, per strapparlo contemporaneamente al Liverpool, dove gioca, e al Real Madrid, dove dicono andrà. E così volendo Di Lorenzo va a fare il centrale come quando era ragazzo e può rifiatare un po', lo merita. Se ci spacca il quarto acquisto, ma non ditelo in giro, prendo Bellingham, senza se e senza ma. Però a quel punto De Laurentiis mi avrà già cacciato".

Ci sarebbero da fare altre due-tremila domande almeno, per ora mi fermo e diamo appuntamento a tutti al primo torneo per scacchisti giornalisti con la passione per il vino e la poesia. Ma senza sigaro e nemmeno pipa, altrimenti fa troppo Bearzot.

“Non sono in grado di competere a scacchi, chiariamolo subito, ma neanche a sedermi dinnanzi ad una scacchiera. Due: per il vino, mi porto il mio amico consigliere. Più che la passione per le poesie ho il ricordo di Prevert, la vera passione sono gli scrittori spagnoli, quello sì, non so perché, da dove nasca, da cosa prenda forma. Ho il sospetto che esistano veramente varie vite e che in quella già vissuta io sia stato in Spagna a vagabondare. Non c'è posto che non ami - Barcellona, Madrid, Bilbao, Siviglia, Valencia. E tra Perez Reverte, Marias, Cercas, Aramburu e Zafon ho lasciato pochi titoli per strada. Poi sono piombati pure Victor del Árbol e Gonzalo Giner in libreria, e devo dire grazie a Pierpaolo Marchetti che me li ha fatto conoscere, e ho completato quasi il menu. Quasi”.

Chi avresti voluto nel Napoli tra i leggendari calciatori della storia del calcio spagnolo?

“Modric e Iniesta, avessero l'età, sarebbero stati i primi due nomi nella lista degli acquisti folli. Comunque a scacchi non giocheremo, sei troppo avanti rispetto a me. Amo gli scacchi, ma sono più bravo a poker. Rigorosamente a 4. Ca**o: poker, rhum e Marlboro rossa. Ora che la scrivi, non oscurare la parolaccia. Quando ci sta bene, non stona”.


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Luca CirilloLuca Cirillo
Giornalista dal 2010, ha lavorato per Il Roma. Da vicedirettore ed inviato di giornali online, ha seguito il Napoli in giro per l'Europa. È autore e conduttore di programmi su Radio Amore e collabora con alcune riviste.

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