Clarissa Burt: "Troisi? Scoprii quello che mai avrei voluto. Quando morì Nuti..."
L'attrice e modella ha raccontato la sua vita e la sua carriera. E le sue regole salvavita: "Per non scivolare in passerella, grattare le suole".

Clarissa Burt, attrice e modella, ai microfoni del Corriere della Sera ha raccontato alcuni retroscena della sua vita. E ha ricordato anche i suoi amori italiani: Francesco Nuti e Massimo Troisi. "Francesco l'ho conosciuto a Roma, a una cena di amici, con Christian De Sica che suonava il piano. Mi riaccompagnò a casa. Siamo stati insieme un anno e quattro mesi. Un gran lavoratore, un animo profondo".
Per Caruso Pascoski "non ero la prima scelta. Aveva cercato altre attrici, compresa Debra Winger. Alla fine prese me ed è andata bene. Ogni due settimane mi portava a Prato da sua madre che stava sempre in cucina e parlava calabrese stretto, non capivo una parola. Uscita del film? Ci eravamo lasciati ad agosto. Decisione mia. A dicembre Francesco non mi invitò alla proiezione. Non l’aveva presa bene. Ma tra noi si era rotto qualcosa. Andai al cinema Barberini e comprai il posto a sedere. Non l’ho più visto né sentito, mi hanno telefonato quando è morto. Mi dispiace tanto per quello che gli è successo".
Massimo Troisi invece l’ha conquistata facendole recapitare della legna: "Lo avevo incontrato sempre a una cena. Da poco era finita con Francesco. Vivevo in un residence. Chiacchierando con lui mi lamentai che faceva un freddo tremendo. In una stanza c’era un camino. Gli chiesi: “Dove posso trovare qualcosa per accendere il fuoco?”. Due giorni dopo mi arrivò un camion carico di ciocchi di legna con un biglietto: “Così starai al caldo”.
Di lui le piaceva "la dolcezza. Non alzava mai la voce, tranquillo, mi dava grande sicurezza. Ho imparato il napoletano? Per forza. Massimo me lo insegnò con le canzoni, tipo Malafemmena. La sera guardavamo la tv. Io cucinavo torte, gli piaceva quella al cioccolato. Voleva sposarmi, me lo chiese la sera di Natale del 1990. Proprio quel giorno era morto mio nonno. Volevo partire, ma non c’erano voli. Andai in Vaticano a pregare per lui davanti al presepe. Quando siamo tornati a casa, sotto l’albero c’era una scatolina blu con l’anello".
E poi: "Non me la sono sentita. Venivamo da un periodo difficile. Qualche mese prima avevo scoperto quello che non avrei mai voluto scoprire. Tradimento? L’ho saputo dai rotocalchi. In mia assenza si era visto con un’altra, c’erano le fotografie. Ci rimasi malissimo, mi spezzò il cuore. Pensai: “Per lui evidentemente non sono abbastanza”.
Troisi "negò: "Tu sì pazz". Tipico. Quando un uomo ti risponde così vuole dire che l’hai beccato. In seguito ho saputo che quella non era stata l’unica scappatella. Me ne andai di casa. Poi sono tornata e ci abbiamo riprovato, ma la fiducia in lui non c’era più. Per questo non ho voluto sposarlo. Mi ha chiesto di tenere l'anello “come pegno d’amore”. Era un solitario molto bello, ce l’ho ancora. Comunque è stata una grande storia d’amore, gli ho voluto bene lo stesso. Una volta Enzo Decaro raccontò: “L’unica donna che Massimo ha amato davvero è stata Clarissa Burt”. Mi ha fatto tanto piacere".
Però non si è pentita di quel no: "Mai. Mi dicevano: “Dai Clarissa, chiudi un occhio”. Ma avrei dovuto chiudere anche le orecchie, la bocca, il cuore”. Non a caso ho scritto un libro sull’autostima".
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