"Il Napoli picchia in testa", l'analisi di Forgione: "C'è un cortocircuito evidente"
Angelo Forgione analizza l'attuale momento del Napoli alla luce del pareggio col Genoa: "Garcia non può consentirsi il lusso di mettere da parte i meccanismi rodati di una macchina quasi perfetta".

"Il Napoli picchia in testa", è il titolo della lunga analisi di Angelo Forgione in merito al pareggio del Napoli contro il Genoa. Lo scrittore napoletano, tramite, la propria pagina social, ha scritto quanto segue. "Cosa accade a questo Napoli, apparentemente incapace di difendere lo scudetto? 7 punti su 12, contro Frosinone, Sassuolo, Genoa e Lazio sono oggettivamente pochi, ma quel che preoccupa è la tendenza. Negli ultimi due match, la squadra, oltre ai punti, ha perso anche alcune certezze. Garcia sul banco degli imputati per i cambiamenti apportati alla macchina quasi perfetta che fu di Spalletti. Lobotka non sembra più fulcro imprescindibile. Kvaratskhelia, opaco, appare in cerca di ispirazione. Osimhen è evidentemente neutralizzato da un sistema di gioco che lo fa correre a vuoto e lontano dalla porta. Ciò che è più evidente è che questo Napoli, al momento, è manchevole del delizioso dialogo tra i due top-player azzurri, al momento separati da un cortocircuito tattico evidente".
Poi si legge: "Un allenatore che dichiara «il passato non lo conosco» per valorizzare il suo intervento sulla squadra rischia di bruciarsi anzitempo in una piazza esigente che ha ancora negli occhi la bella grandezza di un Napoli che ha stravinto in Italia e ha fatto parlare di sé l'Europa intera. Garcia non può consentirsi il lusso di mettere da parte i meccanismi rodati di una macchina quasi perfetta ma deve semmai provare a perfezionare gli ingranaggi per ottimizzare, trovando alternative a un gioco che, di fatto, era diventato in qualche modo prevedibile sul finale della scorsa stagione. Aggiungere, se possibile, non sottrarre per riempire d'altro. Se sta cercando alternative fa anche bene; male fa se invece lavora per cambiare radicalmente tutto".
"È la piazza, semmai, a dover dimenticare la tanta grazia di una squadra che è cambiata in due elementi chiave: il leader difensivo e la guida tecnica. Negli occhi bisogna avere pure le feroci critiche cui fu sottoposto Spalletti fino a un anno fa, quando gli fu anche proposto di rendergli la Panda rubata a patto che se ne andasse. Poi è finita come è finita".
"Dunque, prima di caricare tutte le responsabilità sul mister e di buttare la creatura a mare con tutti i panni anzitempo (anche a Garcia va assicurato tempo), è utile ragionare su un dato oggettivo: questo strano Napoli si accende e si spegne improvvisamente. Contro la Lazio si è spento improvvisamente dopo il secondo gol dei capitolini. Contro il Genoa si è acceso nel finale, dopo il secondo gol dei liguri. Una squadra che ha mostrato due volti diversi nella stessa partita in due occasioni consecutive. La questione non è atletica ma mentale, e lo fa intendere anche Raspadori con chiare parole a Dazn: 'Oggi penso sia stata più che altro una questione mentale. Siamo scesi in campo sapendo cosa ci aspettava, dall'ambiente al tipo di partita che il Genoa avrebbe fatto, ma non siamo riusciti ad avere quella lucidità necessaria per entrare tra le loro linee. Dobbiamo avere la forza mentale di lavorare in modo corretto'".
Poi l'analisi prosegue: "Il crollo contro la Lazio mi era sembrato figlio di un blackout mentale e non di un calo fisico complessivo, come da tanti avvertito. Ieri, con l'improvvisa reazione finale degli Azzurri, ne ho/abbiamo avuto la riprova. Se a Genova ti accendi d'improvviso quando sei sotto di due, cioè ritrovi come per miracolo velocità e conclusioni, e negli ultimi 20 minuti, non è solo grazie ai cambi ma anche perché sei fisicamente a posto. Semmai non sei stato mentalmente lucido nei primi 70, così come non lo sei stato nei 30 finali contro la Lazio, e lì non hai neanche saputo soffrire".
"Nel primo tempo contro la squadra di Sarri e nei 20 minuti finali contro quella di Gilardino c'è davvero tanta qualità. Manovre veloci e tiri in porta, roba che negli altri spezzoni di partite non si sono affatto visti. Squadra dai due volti, troppo differenti per non capire che vi sia un problema di concentrazione. No, non è un problema atletico... e allora bisogna capire perché gli Azzurri, oggi, vanno a corrente alternata, si accendono o si spengono improvvisamente, trovano e perdono movimenti, velocità, fluidità di manovra e conclusioni in porta. Bisogna capire l'origine dei blackout, curarla e acquisire continuità".
"Ieri sera, analizzando i problemi in trasmissione (Se dici Napoli - Otto Channel), invitavo a non fare l'errore di puntare il dito sul solo Garcia, il quale sostiene che i "down" del Napoli siano una questione di motivazioni da ritrovare, e può essere verosimile. Napoli non è abituata a vincere e deve imparare a dimenticare l'onda festosa dello scudetto stravinto, che può risultare lunga, molto lunga, quando subentra una certa presunzione di essere la squadra da battere. Come può essere verosimile che sia proprio la nuova mano di Garcia a mettere in difficoltà i calciatori e a causare, in questo momento, gli strani ed evidenti switch mentali del gruppo in campo".
"Ora è tempo di Champions, e su quei prati le motivazioni fioriscono sempre senza innaffiarle. Vedremo probabilmente un Napoli più concentrato, applicato e continuo, e poi torneremo a verificarlo in campionato, dove c'è già da rincorrere e recuperare i punti persi. Magari sarà la classifica a far tornare tutti con i piedi a terra e a dare la scossa, quella che Garcia, fin qui, non è riuscito a dare. La sua partita si gioca nella testa dei ragazzi, e sicuramente non la vincerebbe sostituendo Kvara con Zerbin", conclude Forgione.





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