Il Napoli più bello concepito due stagioni fa nella testa di De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis aveva già illustrato a Luciano Spalletti il suo progetto già dall'arrivo del tecnico di Certaldo. L'editoriale di Angelo Forgione per AreaNapoli.it.

Era il 13 agosto, vigilia di Verona-Napoli, prima di campionato. Solo i recenti ingaggi di Raspadori, Simeone e Ndombele avevano calmato le contestazioni dei tifosi per le partenze dei grandi senatori dell'ultimo decennio azzurro. La parola stava per passare al campo. Quel giorno, in conferenza stampa, Spalletti prese immediatamente la parola e spiegò che il ringiovanimento della rosa era parte di un progetto di De Laurentiis prospettatogli più di un anno prima, al tempo in cui il Presidente gli aveva chiesto se fosse disponibile ad allenare il Napoli. Il tecnico di Certaldo avrebbe dovuto guidare un Napoli di transizione, più attento ai conti, da ringiovanire ma comunque piacevole da guardare, ma prima avrebbe dovuto riportarlo immediatamente in Champions League, fondamentale passaggio per il fatturato strutturale e anche per la rivalutazione del valore di alcuni calciatori importanti da cedere. Il percorso era in testa al Presidente già dal tempo in cui sulla panchina sedeva Gattuso, e nulla era affidato al caso. In una parola, programmazione.
Spalletti aveva completato il primo step, centrando l'obiettivo iniziale, ovvero il ritorno nella competizione europea più importante, sia pure con rammarico per uno scudetto possibile e svanito prematuramente in primavera. Insigne aveva già annunciato l'addio da tempo, e in primavera era stato rimpiazzato con Kvaratskhelia, il georgiano sconosciuto dal nome ostico da pronunciare, ma di fatto scritto sui taccuini dei club di mezza Europa.
A Champions riabbracciata, si era passato al secondo step, avviato ufficialmente dal Presidente a fine maggio con l'annuncio di voler fare di tutto per riportare lo scudetto a Napoli. Dichiarazione roboante e apparentemente sovrabbondante, quasi una boutade nella percezione dei tifosi, seguita da una richiesta: «Però dovremo essere tutti uniti, tutti insieme». Sapeva, il Patron, cosa diceva, ma sapeva anche che sarebbe stato difficile far digerire alla piazza, stampa e tifosi, le ulteriori pesantissime uscite all'orizzonte, da compensare con elementi sconosciuti ai più.
Così è nato il Napoli stupefacente che sta strabiliando l'Europa con forze, energie mentali ed equilibri nuovi, pensato e programmato da De Laurentiis, costruito da Giuntoli e plasmato da Spalletti. Un capolavoro realizzato mentre la stampa nazionale estrometteva il club partenopeo dalla corsa alla zona Champions e i tifosi contestavano ferocemente la proprietà, silenziosamente certa di ciò che creava.
Probabilmente né De Laurentiis, né Giuntoli e né Spalletti immaginavano di raccogliere risultati così eclatanti come quelli ai quali stiamo assistendo, almeno non così presto, ma certamente sapevano cosa stavano andando a proporre. In quella stessa conferenza, il mister disse infatti che il Napoli avrebbe fatto bene sin da subito, e che la squadra avrebbe fatto rinnamorare i suoi tifosi. Più innamorati del Napoli di come si è oggi difficilmente è possibile. Spalletti e i suoi hanno mantenuto la promessa, altroché! Ma l'amore è una pianta che va coltivata continuamente perché resti viva, e allora bisognerà impegnarsi tutti, squadra e tifosi, per non far svanire questo magnifico afflato, e fare davvero di tutto per riportare lo scudetto a Napoli. Promessa di De Laurentiis, l'ideologo di una squadra che fa sognare un popolo intero.
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