Forgione: "Quando San Gennaro fu ingiustamente cacciato da Napoli"
Il noto scrittore napoletano fa riferimento al 1799 quando l'esercito francese entrò a Napoli e mandò in fuga i Borbone.

"Quando San Gennaro fu ingiustamente cacciato da Napoli", è il titolo del post di Angelo Forgione. Il noto scrittore napoletano, tramite la propria pagina Facebook, ha parlato del santo patrono di Napoli facendo riferimento a un episodio del passato. "Ma davvero si scioglie eccezionalmente il sangue il 22 gennaio 1799, allorché l'esercito d'occupazione francese, profondamente anticlericale, entrò a Napoli e mandò in fuga i Borbone in quel di Palermo. I documenti e i registri ufficiali della Deputazione del Tesoro di San Gennaro non riportano alcun "miracolo" nel periodo di soggiorno del generale Jean Étienne Championnet e delle sue feroci truppe. Quello della proclamazione della Repubblica Napolitana fu in realtà annunciato per volontà del generale francese, ben informato da Eleonora Fonseca Pimentel sui costumi locali e favorito da alcuni massoni della Deputazione del Santo".
"Championnet, per guadagnare il favore del popolo di Napoli, che non gradiva né i francesi né i giacobini napoletani, impose con la forza all’Arcivescovo di Napoli, Capece Zurlo, di annunciare lo scioglimento del sangue per salutare l’arrivo dei suoi e legittimarne l’occupazione. I napoletani, eccezionalmente, avevano sperato che il sangue non si liquefacesse, e non festeggiarono all'annuncio per il presunto atteggiamento filofrancese del Santo patrono. “Pure san Gennaro si è fatto giacobino! Ecco il commento del popolo. Ma può il popolo napoletano non essere quello che è san Gennaro? Dunque… Viva la Repubblica!” Questo scrisse donna Eleonora sul suo 'Monitore Napolitano'".
"I militari francesi instaurarono immediatamente un deciso anticlericalismo e politicizzarono il venerato san Gennaro per placare il forte dissenso della plebe, che considerava quello di Parigi l’esercito dell’anticristo. Dopo meno di sei mesi di furti, tasse e stravolgimento dei costumi, il popolo in sommossa riconsegnò il Sud al cattolico Ferdinando di Borbone con una vera rivolta di massa che defenestrò i repubblicani e castigò pure san Gennaro, accusato di adesioni politiche giacobine per aver “compiuto” più volte la prodigiosa liquefazione su richiesta dei nemici della fede cattolica. Le truppe popolari della Santa Fede giunsero a liberare la città il 13 giugno, giorno di sant'Antonio, al quale fu assegnato l’incarico di protettore della città".
"Solo alla fine del periodo napoleonico Napoli fece pace col suo Santo, “perdonato" definitivamente da Ferdinando e dal popolo quando, nel 1822, si arrestò una funesta eruzione del Vesuvio, simile a quella del 79 dopo Cristo. Le preghiere erano state rivolte a san Gennaro, considerando sant'Antonio inefficace contro la furia del vulcano".
"In mostra nel Museo del Tesoro di San Gennaro è un quadro di autore ignoto, presumibilmente di scuola francese, raffigurante l’annuncio del Prodigio di san Gennaro del 22 gennaio 1799, alla presenza di alcuni ufficiali dell’esercito francese, capeggiato da Jean Étienne Championnet. Nel dipinto si notano gli occupanti giacobini soddisfatti e i napoletani urlare al tradimento", conclude Forgione.





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