Belpietro critico: "Video Geolier in stile Gomorra, con lui la tv di Stato fa una pessima figura"
Maurizio Belpietro, giornalista, ha pesantemente criticato il rapper napoletano Geolier nel suo editoriale pubblicato sulle pagine del quotidiano La Verità.

Maurizio Belpietro, giornalista, ha pubblicato un editoriale sulle pagine del quotidiano La Verità intitolato "Con Geolier la tv di Stato fa una pessima figura". Si è soffermato sul rapper napoletano riferendo di essere stato incuriosito dalle polemiche su Geolier. Ha affermato di non conoscerlo e, dunque, ha voluto ascoltare la sua canzone che ha presentato a Sanremo. Dopodiché, ha pesantemente criticato il videoclip: "Però, per capire meglio Geolier e come, pur cantando in napoletano stretto, fosse riuscito a incantare le giurie, ho guardato il video ufficiale di I p’ me, tu p’ te. Beh, se volete vedere riuniti in pochi minuti tutti gli stereotipi di un amore tossico, con la violenza, le armi e la folle corsa in auto, nella clip di Geolier troverete tutto".
"Vedrete - continua - un giovane che agita la pistola, sfonda una porta a colpi di pugni, una ragazza che agita minacciosa il coltello, il canto di Geolier con uno sfondo di fuochi e crocifissi, e la vettura lanciata a tutta velocità fino al ribaltamento dell’auto. In poco tempo passa davanti agli occhi tutto ciò che un genitore teme".
Non ha risparmiato parole nemmeno per Amadeus, Belpietro ha accusato il conduttore ravennate per aver portato Geolier sul palco dell'Ariston: "Tutto ciò che le persone di buon senso dovrebbero denunciare e che invece Amadeus ha scelto, portando Geolier sul palco di una trasmissione vista da dieci milioni di italiani, indirettamente di esaltare. Oh, so già che il paravento usato dal conduttore del banale nazionale sarà che le parole di Geolier sono in contrasto con ciò che scorre sul video".
"E poi che a Sanremo la clip non è andata in onda. Giustificazioni tartufesche e ipocrite. Primo perché nessuno che non sia di Secondigliano, quartiere in cui è nato Geolier, capisce una parola della canzone, prova ne sia che Barbara D’Urso ne ha diffuso una traduzione, e dunque più delle parole contano le immagini. Quanto al fatto che a Sanremo il video ufficiale non si sia visto, spiace constatare che le visualizzazioni sovrastano alla lunga le immagini della tv di Stato, che in questo caso si è trasformata in una specie di amplificatore della clip di Geolier".
"Il video pare il frammento di una serie tv in stile Gomorra. Con la pistola esibita e la porta sfondata, una ragazza con il coltello e due giovani che si affrontano con violenza. Si picchiano, lui le blocca i polsi e la domina. E si intuisce un rapporto con la forza. Poi i protagonisti si ritrovano in auto, lanciati in una corsa disperata prima di ribaltarsi. Manca solo la camorra, ma forse sullo sfondo c’è anche quella. Con il fuoco, le candele e le croci, come usa nelle associazioni a delinquere per avere una giustificazione divina".
In conclusione: "Poi, per lavarsi la coscienza il messaggino delle buone intenzioni: l’amore vero è pace, non tormento. Si, pace da camposanto. È questa la canzone italiana? Si risolve in questa propaganda, che ovviamente fa presa con i suoi modelli sui più giovani, il messaggio del servizio pubblico? Portare nella trasmissione più vista della tv la violenza di un amore tossico? So benissimo che gli appelli politicamente corretti e le frasi da baci Perugina (la definizione è di Elena Cecchettin) non fanno ascolti, ma farne dando la ribalta a un tizio che considera i rapper in galera dei fratelli, mi pare troppo".
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