Legrottaglie: "Massacrato da 22 anni per quelle foto. Con Dio mi sono sentito perdonato"
"Devo tutto a mia madre Lucia: a 52 anni si è ammalata, tumore al colon ed è volata in cielo", ha raccontato l'ex calciatore.

Nicola Legrottaglie, ex difensore ed ex dirigente della Sampdoria, ha raccontato al Corriere della Sera alcuni aneddoti della sua vita e della sua carriera, nel corso della quale ha giocato con Juventus e Milan, ed anche qualche apparizione con la nazionale italiana.
Poi c'è l'altro aspetto, quello più intimo, ovvero il percorso religioso che l'ha avvicinato agli Atleti di Cristo. Per questo ha scritto anche quattro libri riguardo la sua fede e a quanto sia stata importante per tornare a giocare a calcio ad alti livelli: "Oggi prego, leggo la Bibbia. Già da piccolo, ma poi sono uscito dal binario. Devo tutto a mia madre Lucia. A 52 anni si è ammalata, tumore al colon. Una serie di operazioni, recidive e poi è volata in cielo. Mi ha fatto il regalo più grande: conoscere Dio".
Da ragazzo come lui stesso ha detto è "uscito dal binario" e il motivo è stato "per conformarmi alla massa. Mi sentivo in dovere di fare certe cose per non apparire come uno sfigato. Dovevo impressionare, andare dalle ragazze, portare a casa numeri. Alle feste vado anche oggi ma con la differenza che faccio ciò che mi fa stare bene".
E il cambiamento è arrivato anche per il calcio: "Nel 2005 la Juve mi ha mandato in prestito al Siena e lì ho incontrato Guzman, centravanti paraguiano, che mi ha avvicinato agli Atleti di Cristo. Con lui ho capito che la fede non era un miraggio ma concretezza. Siamo quel che scegliamo e alcune volte le mie mi hanno fatto sentire sporco. Con Dio mi sono sentito perdonato perché lui ti ama e basta, ho chiesto scusa a tante persone e risolto certe situazioni. Oggi vado anche nelle scuole per spiegare la fede".
La svolta calcistica invece: "Con il Chievo dei miracoli. Ho avuto tanti allenatori: da Trapattoni a Lippi, Allegri, Mazzone e Capello, ma quello che mi ha insegnato di più è stato Delneri. Mi ha fatto giocare come voleva lui, seguendo la palla e non gli avversari. Primo di incontrarlo ero allergico alle regole, più istintivo".
L'ex difensore ha svelato pure il retroscena della firma con la Juve: "Nell'estate del 2003 ero in vacanza al mare. La sera avevo l'accordo con la Roma di Sensi, ma la mattina successiva il Chievo trova quello con la Juventus. Il mio procuratore mi chiama e mi dice di andare a Torino subito. Arrivavo dalla spiaggia, sono entrato in ufficio e davanti avevo Moggi, Giraudo e Bettega, che mi disse: 'Da qui non te ne vai, firmiamo subito'. Poi mi portano direttamente davanti ai giornalisti per la presentazione e non ho avuto tempo di cambiarmi. Per quelle foto vengo ancora massacrato".
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