De Laurentiis su Conte: "Prossimi 10 giorni decisivi, bisogna essere equi"
Aurelio De Laurentiis ha parlato in occasione del convengo sulla lotta al razzismo che si è tenuto al centro congressi Jambo di Trentola Ducenta.

"L'Italia è un Paese razzista?” È questo il tema del convegno che si è tenuto oggi, lunedì 27 maggio, alle ore 10:30 al centro congressi Jambo di Trentola Ducenta. All’incontro parteciperanno Mimma D'Amico, responsabile centro sociale ex Canapificio di Caserta, Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” che ha vinto il David di Donatello, Juan Jesus ,calciatore SSC Napoli e Aurelio De Laurentiis, presidente SSC Napoli. Ha moderato i lavori il professor Guido Trombetti, già Rettore della Federico II. In collegamento Kalidou Koulibaly, ex calciatore SSC Napoli.
Le parole di Aurelio De Laurentiis: "L'Italia non è un paese razzista, anzi è un paese dell'accoglienza. Lo abbiamo visto in questi anni con tutti gli arrivi a Lampedusa. Nel libro Green Book è raccontata la storia di un pianista di colore che nel 1962 fa un tour in America accompagnato da un italoamericano bianco. E lì ha toccato con mano il razzismo vero che quel pianista, che per quanto apprezzato per la sua musica, comunque si trovava a vivere discriminazioni assurde. Questo americano capisce quanto sia razzista il suo paese. L'Italia è un paese in cui ci sono alcuni focolai in cui c'è l'intolleranza per quello che può essere diverso come il colore della pelle, l'omosessualità, la religione che viene strumentalizzata dai politici".
Poi ha aggiunto: "In questo paese si ribatte troppo, non è il paese del fare, perché se diventasse il paese del fare diventerebbe troppo destrorsa. Si dilata nel tempo soluzioni che sarebbero semplici da risolvere. L'intolleranza nasce da insoddisfazioni personali. L'episodio avvenuto tra Juan Jesus e un altro giocatore nasce da frustrazioni personali".
"E' il sistema che è sbagliato, non è un caso che a 30 anni dalla morte di Borsellino e Falcone si è parlato di doppio stato in Italia. I bambini non hanno nulla di razzismo, ma man mano che si cresce cambia qualcosa, guardate il fenomeno del bullismo in aumento. C'è un problema di educazione, le famiglie sempre più impegnate nel lavoro non riescono a tutelare pienamente la crescita dei propri pargoli. La scuola non basta, forse ci sono professori non adeguati. I problemi sono molteplici, bisogna trovare le soluzioni per smettere di criticare".
In chiusura, pur senza citare Conte, ma si capisce che si parla di lui, il presidente azzurro riferisce in merito al nuovo allenatore: "Non è che non glielo dico, non glielo posso dire perché i prossimi dieci giorni saranno decisivi dopo aver fatto tutte le opportune, necessarie valutazioni. Non deve vincere il tifo ma l'equità del ragionamento".
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