Condò: "Conte insoddisfatto del mercato del Napoli? La verità sulle sue parole"
Paolo Condò, giornalista Sky Sport, nel suo editoriale per il Corriere della Sera ha parlato di Antonio Conte.

Domenica 28 settembre, alle ore 20.45, San Siro sarà il palcoscenico di un confronto ad alta quota: Milan contro Napoli. Una sfida che mette di fronte due allenatori che hanno scritto pagine importanti della Serie A, Massimiliano Allegri e Antonio Conte. Sul match è intervenuto Paolo Condò, giornalista Sky Sport, che nel suo editoriale per il Corriere della Sera non solo ha analizzato la partita, ma ha anche dedicato un passaggio significativo alle recenti dichiarazioni di Conte sul mercato del Napoli.
Ecco le sue parole: "Conte sviluppa alla Juve una versione aggressiva della difesa a tre, che è un canone prudente, e con quella vince titoli lì, al Chelsea, all'Inter e in mezzo ci mette un brillante Europeo con la Nazionale più modesta di sempre. A Napoli torna dopo quasi quindici anni alla difesa a quattro, che era stato il primo cambiamento apportato all’epoca da Allegri alla sua Juve: la crescente qualità delle punte (Higuain, Dybala, Ronaldo) gli permetteva di tenere bassa la squadra, ché tanto per quelli il gol non era un problema, e poi con Chiellini e Bonucci difendere nella propria area era un must".
Ha, inoltre, evidenziato: "E quindi Conte disegna un meccanismo e ci inserisce i giocatori, mentre Allegri compie l’operazione opposta. Ma è il modo in cui sanno trattarli - lo ripetiamo - a fare la differenza. Anche perché la dialettica è tanta parte del lavoro, e la sua decrittazione la sfida che ci viene lanciata. Quando Conte asserisce che quello del Napoli non sia stato un grande mercato, le risposte possibili sono due: ha ragione se si riferisce all’Europa, perché è chiaro che dal Liverpool in giù molte squadre hanno speso follie, ha torto se parla di serie A, perché il Napoli ha allargato la rosa come nessun altro".
"In ogni caso sottolinea così quanto lavoro debba mettere nello sviluppo della squadra, anche se è quella che ha appena vinto lo scudetto. Quando Allegri ripete che il calcio è semplice, provoca perché la disputa ideologica che certamente gli ha tolto qualcosa è un danno forse perdonato ma di sicuro non dimenticato. Che poi l’asserzione fa a pugni con l’entità del suo staff — dieci figure professionali, se il calcio fosse complicato quante ne chiederebbe, venti? — ma non col suo metodo, basato sull’intuizione da cavallaro più che sulle ore passate al video. Sai che noia".
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