Politano, Lukaku e Juan Jesus: quando orgoglio e talento asfaltano i pregiudizi
Vittoria strepitosa del Napoli a Bergamo, tre punti dolcissimi anche per alcuni calciatori troppo spesso criticati e sottovalutati in maniera non oggettiva.

Atalanta-Napoli finisce 2-3, tre punti pesantissimi per gli azzurri che riscattano la sconfitta dell’andata. Un riscatto dal sapore dolce per alcuni calciatori della compagine partenopea, troppo spesso sottovalutati e messi in discussione anche ingiustamente.
Scagli la prima pietra il tifoso del Napoli che non ha pensato, a valle dell’acquisto di David Neres, che il talentuoso brasiliano fosse destinato a formare un trio delle meraviglie con Lukaku e Kvaratskhelia e, di conseguenza, per Matteo Politano, già in qualche modo “bocciato” dallo stesso Antonio Conte qualche stagione prima sulla panchina dell’Inter, per la scarsa propensione alla fase difensiva, si potesse profilare l’ipotesi di una cessione o di una permanenza in rosa con un ruolo da comprimario. E invece il buon Matteo, calciatore di talento e uomo di valore, si è rimesso in discussione ed ha compreso che l’unica strada per ritagliarsi un ruolo da protagonista agli occhi del Mister, era quella del sacrificio, dell’abnegazione ed ha imparato a familiarizzare con movimenti in campo che potessero essere di supporto alla squadra anche nella fase difensiva e di non possesso, in pratica, è diventato un calciatore che restituisce un equilibrio tattico di cui Antonio Conte non riesce a farne più a meno. Una bella rivincita che lo tiene sicuramente più lontano dalla fase realizzativa, ma protagonista come forse mai lo era stato prima nella sua esperienza partenopea.
Lukaku e Juan Jesus, due facce della stessa medaglia.
Riguardando le analisi e i commenti delle primissime partite del campionato Juan Jesus prima e Lukaku, un attimo dopo, sembravano due zavorre fuori contesto e che non potessero fornire nessun contributo significativo nel processo di rifondazione iniziato dal tecnico salentino. Giudizi sommari, talvolta anche troppo severi nei confronti di due professionisti che con caratteristiche e storie diverse, hanno comunque dimostrato nella loro carriera, affidabilità e serietà. Che Romelu Lukaku, arrivato in conclusione di calcio mercato, senza una vera preparazione atletica, e con un fisico importante, avesse bisogno di tempo per ritrovare una condizione fisica accettabile, era abbastanza chiaro, così come altrettanto evidente, che il suo gioco fosse assolutamente “diverso” per fisicità a caratteristiche, da quello dello sgusciante Osimhen. Con 8 gol e 6 assist, il belga ha partecipato attivamente a 14 delle 35 reti complessive, in pratica il 40% delle realizzazioni totali degli azzurri sono passate dai piedi del possente centravanti, che ha pure sbagliato un calcio di rigore. Per quanto riguarda Juan Jesus, il trattamento riservato al ragazzo, a seguito della sconfitta nella gara inaugurale contro il Verona, ne aveva minato frettolosamente, fiducia e reputazione. Ma il calciatore brasiliano ha atteso il suo momento, e nonostante la pesante assenza di Buongiorno, se la difesa del Napoli ha retto e mostrato solidità è anche grazie alle ottime prestazioni dell’esperto difensore.
Basta giudizi sommari e affrettati, serve equilibrio
La notizia è questa: il Napoli non vincerà tutte e 17 le prossime partite. Chiariamo subito una cosa, chi sta scrivendo questo articolo, spera di essere assolutamente smentito, ma il rischio “reale” che qualcuna la si possa pareggiare o perdere è concreto. La piazza è calda, che ognuno si senta libero di esprimere considerazioni e giudizi personali, ma con moderazione e senza pregiudizi possibilmente. Se il Napoli non dovesse riuscire a centrare il tricolore, non è un dramma, se dovesse invece riuscirci, sarebbe un vero miracolo sportivo. Che il giornalista racconti i fatti, il tifosi esprima il suo supporto, e la squadra si sudi la maglia in ogni partita, al di là del risultato, altrimenti se la vittoria è l’unica cosa che conta, vuol dire che abbiamo mutuato il motto di chi abbiamo sempre considerato agli antipodi della nostra cultura sportiva.
L’aforisma
"Sradicare un pregiudizio è doloroso come estrarre un nervo" (Primo Levi).





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