Il Napoli con una prestazione indegna consegna ai suoi tifosi una Pasqua peggiore dell'ultimo Natale
Pasqua poco felice per i tifosi del Napoli, la sciagurata stagione della squadra azzurra continua. Giocatori svuotati e società assente.

Stagione sciagurata, uno stillicidio per i tifosi del Napoli e per la piazza intera, mortificata ancora una volta tra le proprie mura forse anche oltre i propri demeriti, almeno nelle proporzioni di una sconfitta che sancisce perentoriamente l'addio dei partenopei ai sogni di qualificazione in Champions. In una stagione che conta al suo epilogo ancora 8 gare, cosa che non suona più come una opportunità quanto come una tortura, il catino di Fuorigrotta è divenuto terreno di conquista, dove i padroni di casa hanno collezionato 6 vittorie, 4 pareggi e ben 5 sconfitte, con all'attivo 20 reti e al passivo ben 21. La gara contro la DEA ha mostrato tutti i limiti della squadra di Calzona, da quelli individuali, a quelli strutturali ma anche caratteriali, dimostrando forse come anche il nuovo tecnico pro-tempore, che pure aveva iniziato col piglio giusto dimostrando di non guardare in faccia a nessuno (vedasi sostituzione reiterata di Kvaratskhelia belle prime gare), si sia quasi imborghesito nelle scelte che vedono sempre gli stessi protagonisti schierati tra i titolari, con Ngonge, Lindstrom, Simeone, Cajuste, Ostigard, Natan e Mazzocchi sempre puntualmente esclusi dalle scelte tecniche, anche quando ai più sembrano evidenti le condizioni di scarso smalto di chi va in campo di default.
Ecco, da questo punto di vista da oggi, prima partita della nuova gestione in cui il Napoli non va a segno e ennesima in cui invece non riesce a tenere la porta inviolata, anche Calzona sembra essere andato in confusione, nel marasma di questa stagione fallimentare. Qualche settimana orsono avevamo sollevato il pericolo che il perverso giochino del toto-allenatore e del toto-direttore sportivo potesse portare ad una rassegnazione l'ambiente intero, anche a livello inconscio i calciatori stessi, un pericolo che poteva addirittura divenire alibi in questa fase storica della stagione. Oggi, in maniera anche amara, dobbiamo dire che purtroppo, in un Sabato Santo in cui ancora una volta i tifosi, la gente di Napoli, sono accorsi in 55000 allo Stadio Maradona garantendo alle casse di De Laurentiis un sold-out disonorato clamorosamente dai protagonisti in maglia azzurra, i supporters partenopei erano gli unici a credere concretamente nella remota possibilità di una rimonta per il quinto posto.
In tutta sincerità non crediamo che ai tifosi del Napoli oggi interessi sapere chi sarà il prossimo anno il direttore sportivo, piuttosto che il tecnico che allenerà gli azzurri; crediamo che piuttosto l'orgoglio di questa gente non dovesse ancora una volta essere mortificato da una prova che, soprattutto nel primo tempo, si è rivelata ai limiti della decenza, non che nella ripresa si sia visto chissà quale esercizio di bel gioco ma piuttosto una reazione nervosa e di riflesso da parte soprattutto di chi è subentrato. In un quadro del genere anche per un match analyst di professione, non ci sono dati o metriche che tengano. Il Sabato Santo a nostro modesto avviso ci consegna 2 certezze: la gente di Napoli che ha affollato lo Stadio era l'unica a crederci; lo Stadio che indegnamente continua ad essere chiamato Maradona andrebbe difeso come lo difendeva lui, con ardore, orgoglio e cattiveria agonistica prima ancora che con la sua sapienza tecnica; fino a quando queste qualità non verranno recuperate per favore non chiamatelo più Stadio Diego Armando Maradona, al momento suona quasi come una bestemmia. Buona Pasqua a tutti.







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