Calzona, segnali di poca lucidità: due cambi tardivi. Rosa svalutata del 18%
Il Napoli sta proseguendo nella sua stagione pessima, la gara di Empoli è solo l'ultimo e più recente capitolo di una saga orribile. Analizziamo alcuni importanti dati.

L'anno horribilis del Napoli vede ad Empoli una nuova sconvolgente tappa, ne mancano 5 al termine dello stillicidio a danno esclusivo dei tifosi col cuore strapazzato e tradito nell'orgoglio prima ancora che dai risultati da una accozzaglia di fantasmi che calcano il campo disonorando in maniera indecente la maglia che immeritatamente indossano, una maglia che rappresenta la città di Napoli, calpestata e oltraggiata e uno scudetto mai degnamente onorato. In un quadro di questo genere non ci sono analisi tecnico-tattiche che tengano; questi "calciatori" avrebbero dovuto dimostrare di essere prima di tutto uomini, ma sono riusciti in una serie di prodezze all'incontrario: dal far segnare un giocatore, Cerri, che non andava a segno da 1099 giorni, al paradosso di far pensare che addirittura Garcia non avesse poi tutte le colpe che noi tutti gli abbiamo attribuito, a battere il record di squadra campione uscente peggiore della storia. Con pensiero provocatorio, ma non troppo, saremmo portati addirittura a sollevare lo stesso Presidente De Laurentiis, al quale pure vanno attribuite le responsabilità che egli stesso almeno a parole si è riconosciuto (salvo poi ripetere comunque gli stessi errori), il quale in tutta onestà dopo aver cambiato due allenatori e provato a pungolarli a quanto sembrerebbe anche a suon di lauti premi per il raggiungimento degli obbiettivi (quali?), poco altro poteva fare, se non assistere egli stesso impotente al tramonto di presunte stelle, che evidentemente stelle non erano, senza poter in alcun modo incidere, alla stregua dei 3 tecnici che si sono alternati alla guida di questa che oggi pare nè più e nè meno alla stregua di una "Armata Brancaleone".
In questo calderone si è fatto risucchiare anche Calzona, in totale confusione nella gestione tecnico-tattica delle ultime gare, ma anche nelle esternazioni post-partita. Facile dare le colpe al "povero" Natan e ai suoi strafalcioni, gettato nella mischia ancora una volta in un ruolo non suo; facile sostituire lui e non l'ammonito Juan Jesus dopo un tempo; scioccante la decisione di affrontare la ripresa senza aver cambiato nemmeno uno degli 11 che stavano sporcando quella gloriosa maglia; incomprensibile la gestione di Mazzocchi, dato per febbricitante ma schierato poi nella ripresa, così come inspiegabili i tardivi (per l'ennesima volta) ingressi in campo di Raspadori e Ngonge al minuto 72, e quello ancora una volta mortificante di Simeone al minuto 88. Il tecnico calabrese ha dato chiari segnali di scarsa lucidità nelle dichiarazioni post-partita dimostrando che oltre a non essere in grado di leggere le partite e di sparigliare le carte (anche ieri cambi ruolo su ruolo) al momento non è stato nemmeno in grado di entrare nella testa di questi calciatori che, riportando le sue dichiarazioni, sono scesi in campo senza voglia di vincere, con apatia tattica e che nemmeno il suo intervento con metodi da egli stesso definiti "duri" è riuscito a cambiare questo stato di svuotamento mentale.
Calzona aveva una sola chance di salvare, almeno lui, la dignità e di non uscirne a pezzi e bruciato, quella di rassegnare le proprie dimissioni motivandole con la impossibilità ormai riconosciuta di stimolare calciatori indolenti, demotivati, indegni; ne sarebbe uscito un po' meglio di così, perché aldilà delle dichiarazioni di facciata relative al fatto che ha un contratto con la Federazione slovacca è pressocchè noto a tutti come Calzona tenesse particolarmente a ritagliarsi un posto come allenatore di Club nella squadra in cui è cresciuto con Sarri e che vedesse legittimamente l'offerta di De Laurentiis come l'occasione della vita.
Ebbene, se nonostante questa notevole leva motivazionale non è riuscito a sterzare la stagione del Napoli, appare chiaro come ancora una volta sotto accusa finiscano i calciatori, i quali avevano quest'anno la possibilità di dimostrare di essere in grado di gestire il post-Spalletti rivendicando che il valore aggiunto dato dalla rosa lo scorso anno andava oltre i meriti di un allenatore dei quali oggi finiscono per essere carnefici, avvalorando viceversa la tesi che lo scorso anno il miracolo-scudetto fu possibile soprattutto grazie a un uomo che sedeva in panca telecomandando movimenti e testa dei suoi atleti.
Tuttavia Calzona non è il solo ad uscirne con le ossa rotte; catastrofiche sono infatti le conseguenze per Aurelio De Laurentiis dal punto di vista patrimoniale, e non solo per la mancata premialità in entrata che sarebbe stata garantita da una qualificazione Champions che il Patron aveva implicitamente messo in preventivo quest'anno, ma soprattutto per la svalutazione del patrimonio calciatori che in una congiuntura come questa in cui andranno ceduti quanti più elementi possibili, produrrà dei ricavi molto al di sotto di quello che si poteva realizzare. Un errore anche questo recidivo, come quello di non vendere Allan, Koulibaly e Hysaj quando erano arrivati a quotazioni inverosimili, salvo poi cederli in ritardo con ricavi ridotti del 50%. Tralasciando le vicende ormai ben conosciute relative alla gestione del caso-Zielinski ( enorme perdita patrimoniale ) e di Demme, i dati, fonte Transfermarkt che riportiamo sono davvero impietosi; mostrano come la Rosa del Napoli, che pure ancora oggi per valore dei calciatori risulta la terza della Serie A, si sia deprezzata del 18,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, passando da un valore globale di 629 milioni di euro a 513.15 milioni di euro, vale a dire ben 115,85 milioni di euro in meno.
In una realtà in continua evoluzione, in cui si fa sempre più strada la Football Intelligence con specialisti studiosi di dati e metriche nuove ed evolute in cui molte squadre di Premier, ma anche olandesi e danesi, hanno acquisito un vantaggio competitivo notevole, è ragionevole pensare che il Presidente si debba dotare di materiale umano professionale che possa operare nell'area tecnica generando valore; una Società che abbia una visione prospettica e non miope non può più prescindere da una struttura che possa andare oltre i consueti nomi che bene abbiamo imparato a conoscere. Quello di Manna non deve essere che il primo degli inserimenti in questo asset che dovrà essere presto popolato da Data Analyst, Scouters moderni e uomini di intelligence in grado di anticipare scelte strategiche perché il domani è già iniziato e bisogna iniziare a dimostrare di aver imparato dai propri infiniti errori anche facendosi da parte e lasciando il campo a chi di calcio fa professione, passione e vita, ad una reale "NEW ERA" che non sia solo un mero slogan a carattere commerciale.







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